Come affermato dalle leggi della Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino, gli uomini sono tutti uguali, cioè hanno tutti gli stessi diritti, il diritto alla vita, alla salute, al rispetto, alla libertà di realizzarsi secondo i loro desideri, il diritto di esprimere le loro opinioni, di scegliere la loro religione. Essere uguali quindi, significa avere gli stessi diritti. Non significa però assomigliarsi, pensare, parlare, vestirsi, comportarsi tutti nello stesso modo, che sarebbe alquanto triste. La diversità è uno dei valori fondamentali del nostro secolo.
È colore, cultura, ricchezza, scambio, crescita, fa parte della storia di ogni uomo.“Diverso” può essere considerato lo straniero, il quale si differenzia da noi dal colore della pelle, dalla lingua parlata, dalle usanze e dai costumi.“Diverso” può essere colui che ha una mentalità dissimile dalla nostra, gusti visibilmente differenti nel modo di vestirsi e nel modo di fare le cose nella vita di tutti i giorni.“Diverso” può essere considerata anche la persona che si differenzia in modo radicale attraverso il proprio reddito, la cosiddetta divisione in classi sociali. Io sono diverso da te che stai leggendo, non ho il tuo stesso naso, la tua stessa bocca, i tuoi stessi occhi e neanche percepisco il mondo come lo percepisci tu. Se ci pensiamo bene siamo tutti diversi, sette miliardi di persone in questo pazzo mondo e su questi sette miliardi di persone, non ce n’è una uguale. Ognuno di noi ha la propria lingua, i propri costumi e il proprio colore della pelle e penso che non esista cosa più bella al mondo che cercare di condividere tutto ciò. Ciò che ci accomuna è proprio il fatto che siamo tutti diversi l’uno dall’altro e che facciamo parte di un’unica grande famiglia, quella degli esseri umani. Ma perché la diversità appare allora una minaccia, una barriera che si oppone tra le persone? Perché tutto quello che riteniamo “diverso” da noi incute paura, timore? Perché non possiamo essere aperti alla conoscenza? Perché ancora al giorno d’oggi, sono considerati “diversi” e quindi esclusi ed emarginati dalla società gli immigrati, gli omosessuali, i matti, i portatori di handicap, i perdenti in genere, e addirittura siamo arrivati al paradosso che si considera diverso in quanto “sfigato” chi non imbroglia, chi non si sballa, chi non veste alla moda, chi non frequenta il giro giusto? Se riflettiamo bene appare logico che, se gli altri sono diversi ai nostri occhi, anche noi saremo diversi agli occhi degli altri. E allora come si fa a stabilire chi è normale e chi è diverso?
Dipende dal punto di vista. Tutta la storia della vita sulla Terra ci insegna che la «diversità» è un fattore positivo. La ricchezza della vita, infatti, è dovuta alla sua diversità: diversità di enzimi, di cellule, di piante, di organismi, di animali. Anche per la storia delle idee è stato così. La diversità delle culture, delle filosofie, dei modelli, delle strategie e delle invenzioni ha permesso la nascita e lo sviluppo delle varie civiltà. Non dimentichiamo che l’Impero romano, che ha dominato per 500 anni sul Mediterraneo e buona parte dell’Europa continentale, doveva alla diversità la sua forza. Era in grado di occupare paesi lontani e far sì che i loro abitanti servissero come soldati per difendere i confini. Un altro esempio è quello degli Stati Uniti, fatti grandi da ondate migratorie provenienti da tutti i paesi del mondo: Francis Ford Coppola, uno dei più grandi registi nel panorama mondiale è di origine italiana; uno dei fondatori di Facebook, Zuckerberg, discende da immigrati ebrei e così via. Io ritengo che la diversità sia una risorsa insostituibile. Portare sul tavolo esperienze differenti, formazioni diverse aiuta a cambiare in meglio la percezione delle idee. Ognuno di noi ha un proprio modo di vedere le cose, che è influenzato dallo stile di vita, dall’ambiente familiare, dall’ambiente culturale nel quale ci si forma.
Quando due differenti visioni del mondo entrano in gioco, si scopre che i modi di pensare propri spesso sono limitativi e che un’apertura mentale porta a soluzioni concrete. Si pensi al più grande progetto realizzato dagli uomini: il viaggio spaziale sulla Luna, reso possibile solo grazie al concorso di menti provenienti da diversi paesi.
In conclusione, la diversità, secondo me, non va vista come un problema, ma come un’opportunità. Occorre quindi aprirsi, ospitare la diversità, accoglierla come metro di giudizio e modo di pensare. Occorre capire che il bello è proprio poter confrontarsi con persone totalmente diverse da noi per poter apprendere, imparare tante cose nuove e ampliare le proprie conoscenze.
Tu non sei come me, tu sei diverso
Ma non sentirti perso
Anch’io sono diverso, siamo in due
Se metto le mani con le tue
Certe cose so fare io, e altre tu
E insieme sappiamo fare anche di più
Tu non sei come me, son fortunato
Davvero ti son grato
Perché non siamo uguali
Vuol dire che tutt’e due siamo speciali.
(Bruno Tognolini)
Giulia Romano