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La durabilité

La durabilité est la condition d’un développement capable de répondre aux besoins de l’homme d’aujourd’hui sans empêcher ni compromettre les générations futures de satisfaire leurs besoins.

Cela signifie que pour satisfaire nos besoins, nous ne devons pas compromettre l’avenir des générations successives. Le concept de durabilité, au fil des ans, a changé de sens: il concernait avant tout l’aspect écologique, mais, au fil du temps, il a inévitablement été ajouté aux aspects économique, social et environnemental. Quand ces trois domaines se côtoient et se coordonnent: on ne peut parler alors de développement durable En détail: dans le domaine de l’environnement, la durabilité est fondamentale pour garantir un écosystème. Dans le domaine social, en revanche, comme mentionné précédemment, nous ne devons pas limiter la satisfaction du besoin des générations futures d’atteindre nos besoins.  Dans le domaine économique, en revanche, le concept de durabilité doit permettre d’utiliser les ressources naturelles à un rythme qui puisse être régénéré naturellement.

Objectifs communs -> Agenda 2030.

C’est un agenda proposant 17 objectifs de développement durable à réaliser d’ici 2030 au niveau mondial. Cela signifie que chaque pays de la planète est appelé à apporter sa contribution pour relever ce grand défi ensemble. Le Programme 2030 et ses 17 objectifs en matière de développement durable:

1) Éliminer la pauvreté sous toutes ses formes

2) Éliminer la faim, assurer la sécurité alimentaire, améliorer la nutrition et promouvoir une agriculture durable

3) Assurer la santé et le bien-être de tous à tous les âges

4) Offrir une éducation inclusive de qualité et promouvoir les opportunités d’apprentissage tout au long de la vie pour tous

5) Réaliser l’égalité des sexes et améliorer les conditions de vie des femmes

6) Garantir la disponibilité et la gestion durable de l’eau et des conditions d’hygiène pour tous

7) Garantir l’accès de tous à une énergie propre, bon marché et durable

8) Promouvoir une croissance économique durable inclusive et durable, le plein emploi productif et un travail décent pour tous

9) Bâtir des infrastructures résistantes, promouvoir une industrialisation durable et inclusive et favoriser l’innovation

10) Réduction des inégalités entre pays

11) Rendre les villes et les communautés sûres, inclusives, résilientes et durables

12) Garantir des modes de consommation et une production durable

13) Prendre des mesures urgentes pour lutter contre le changement climatique et son impact

14) Sauvegarder les océans, les mers et les ressources marines pour leur développement durable

15) Protéger, restaurer et promouvoir l’utilisation durable des écosystèmes terrestres, la gestion durable des forêts, la lutte contre la désertification, entraîner et inverser la dégradation des sols et enrayer la perte de biodiversité

16) Promouvoir des sociétés pacifiques et inclusives pour un développement durable, en garantissant l’accès de tous à la justice, en mettant en œuvre des instructions efficaces, responsables et inclusives à tous les niveaux

17) Renforcer les significations de la mise en œuvre et revitaliser les collaborations mondiales pour le développement durable

Articoli Recenti, Cambiamento climatico e Agenda 2030, Sostenibilità

L’economia circolare

Economia circolare è un’ espressione che indica un sistema economico ideato per potersi rigenerare in autonomia e che garantisce ecosostenibilità. E quindi, in un’economia circolare, i flussi di materiali sono solo biologici, perché possono essere reintegrati nella biosfera, e tecnici, perché possono essere più volte rivalorizzati.

Com’è nata l’idea?

Si iniziò a parlare di un’economia circolare perché efficace nella sua circolarità, nel suo impatto sulla creazione di posti di lavoro, nel suo saper risparmiare di risorse e della riduzione dei rifiuti. Questa ricerca venne resa pubblica begli anni 80 nello scritto Jobs for Tomorrow: The Potential for Substituting Manpower for Energy. L’accezione e l’idea di economia circolare comunque non può essere facilmente inqaudrata, è qualcosa che è nato nel tempo: non ha una data precisa di nascita o una paternità sicura, dal momento che trae ispirazione nel tempo da processi biologici. Le applicazioni pratiche ai sistemi economici moderni e ai processi industriali risalgono agli anni ’70. L’idea di un circuito circolare dei materiali venne presentata nel 1966 da Kenneth E. Boulding nel suo articolo “The Economics of the Coming Spaceship Earth“. I maggiori obiettivi dell’economia circolare sono l’estensione e l’allungamento della vita dei prodotti, la produzione di beni di lunga durata e la riduzione della produzione di rifiuti. Insomma gli intenti sono nobili. Questo concetto di economia circolare insiste, inoltre, sull’importanza di vendere servizi piuttosto che prodotti.

Citiamo dal Corriere della Sera, che trae spunto da un servizio di Milena Gabanelli: Ogni anno l’economia mondiale consuma quasi 93 miliardi di tonnellate di materie prime tra minerali, combustibili fossili, metalli e biomassa. Di queste, solo il 9% sono riutilizzate. Il consumo di risorse è triplicato dal 1970 e potrebbe raddoppiare entro il 2050. Secondo il Global Footprint Network, per mantenere l’attuale stile di produzione e di vita, un solo Pianeta non è ci basta, ne servirebbe 1,7, ovvero un’ altra Terra. Nel 2018, il giorno in cui abbiamo consumato tutte le risorse naturali che il Pianeta è in grado di rigenerare in un anno, è caduto il primo agosto: mai così presto. È come finire lo stipendio al 20 del mese, ma nessuno ti fa credito per gli altri 10 giorni. E i mutamenti climatici sono legati anche all’utilizzo di materie prime. Il 62% delle emissioni di gas serra (escluse quelle provocate dal consumo del suolo) avviene durante il processo di estrazione e lavorazione delle materie prime, mentre solo il 38% in fase di consegna o utilizzo dei prodotti. Che succederà fra 30 anni, quando saremo 9 miliardi di persone e il riscaldamento globale più su di un altro grado e mezzo?”

Questo estratto ci fa molto riflettere, forse l’economia circolare è un buon mezzo per contrastare questo andamento ormai pericoloso: il riutilizzo dei prodotti diventa fondamentale, pian piano anche i cellulari stanno iniziando ad essere progettati secondo questa ottica di riutilizzo e di “seconde vite”. Diamoci una possibilità. Se riuscissimo ad adottare questo approccio circolare potremmo cambiare davvero le cose, ma questo significa che le fasi della produzione e la filiera coinvolta nel ciclo produttivo vanno ripensate. Bisogna innanzitutto progettare i prodotti pensando fin da subito al loro impiego a fine vita; poi si deve dare priorità all’utilizzo di energie rinnovabili e ai materiali che non inquinano, insomma una “green economy” potrebbe essere quel che ci vuole adesso!

Di Domenico Luigi, Frate Guido, Bibaj Endrit, Chiappini Alessandro

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PEARL HARBOR

Titolo: Pearl Harbor

Regista: Michael Bay

Anno di produzione: 2001

Attori: Ben Affleck, Josh Hartnett, Kate Beckinsale.

Musiche: Hans Zimmer

Il film “Pearl Harbor” del 2001, con la regia di Michael Bay, è ambientato in una delle fasi più intense della Seconda Guerra Mondiale, argomento di storia di quest’anno: il 7 dicembre 1941 gli aerei giapponesi attaccano a sorpresa le navi della flotta americana a “Pearl Harbor”, nelle isole Hawaii. Fu un evento che toccò profondamente l’America perché era la prima volta che il popolo americano viveva la tragedia di essere attaccato sul proprio territorio. Alla grande Storia si intreccia la storia di una grande amicizia, quella tra Rafe e Danny, che hanno la passione per il volo. Le loro vite incrociano quella di Evelyn, bellissima infermiera della marina militare. Storie di amore e amicizia potentissime, dentro a una guerra che toglie speranze, porta morte e devastazione. Gli effetti speciali rendono molto realistica l’ambientazione: ben quaranta minuti di bombardamenti ed esplosioni, mitragliate, navi squarciate e scene di terrore. La storia d’amore rende romantico (anche se ancora un po’ più drammatico) il film, che altrimenti sarebbe stato secondo me un po’ pesante, con le scene di guerra. Queste scene mi hanno un po’ scossa, perché se penso che sono cose accadute davvero mi viene un po’ di paura per la guerra, spero non ce ne sarà mai più una. La Guerra Mondiale è dunque lo sfondo per raccontare una storia di azione, di eroismo e buoni sentimenti. La reazione del Presidente americano è immediata perché non può perdonare il tradimento del Giappone e, nonostante sia sulla sedia a rotelle, decide una contromossa: il bombardamento di Tokyo. Durante l’attacco gli americani terminano il carburante e sono costretti ad atterrare in territorio giapponese e vengono fatti prigionieri. La fine è vittoriosa per gli Stati Uniti, che escono a testa alta dalla guerra. Il film vuole mostrare l’orgoglio e la forza di una nazione potente che riesce a risollevarsi dopo questo grave attacco militare che cambiò la storia, perché costrinse gli Stati Uniti ad entrare in un conflitto che poi si concluse in maniera assurda con lo scoppio delle bombe di Hiroshima e Nagasaki, un evento tragico, drammatico. Una pagina triste della storia dell’umanità, perché la bomba atomica ha segnato morte e distruzione. Non vi racconterò l’intreccio di sentimenti dei tre protagonisti, il finale, le lacrime. Vi dico solo una cosa: questo film è da vedere, non vi deluderà.