“Chi vuol esser lieto, sia” dice il titolo. Vi state chiedendo dove vogliamo arrivare? Ve lo sveliamo nel corso di questo pezzo, dedicato a Lorenzo de’ Medici, detto il Magnifico, che non è solo il terzo rappresentante dell’illustre famiglia dei Medici, grandi Signori di Firenze, ma è il vero e proprio ago della bilancia nel periodo delle signorie italiane, come abbiamo studiato in storia. Oltre a essere un politico di rilievo, Lorenzo il Magnifico è stato anche scrittore, mecenate, umanista e poeta. Ed è per questo che ne parliamo su Geostorie: per il suo essere costantemente sul confine, per il suo essere poliedrico e pieno di sfaccettature, per il suo saper vivere pienamente il suo tempo. Il suo amore per le arti insieme alla sua enorme capacità di gestire il potere politico, ne hanno fatto un uomo chiave del Rinascimento in Italia,
Nacque nel 1449 e, dopo la morte del padre Piero, divenne Signore di Firenze ad appena vent’anni. Lorenzo imparò ad amare la natura e la campagna, ricevette una educazione umanistica seguendo lezioni di poetica ed eloquenza da Cristoforo Landino e, grazie al nonno Cosimo, ebbe molti contatti con re e principi. Era ancora un ragazzo quando iniziò ad essere chiamato “il Magnifico”, che era titolo onorifico più elevato della Repubblica Fiorentina e, alla morte precoce del padre, lui e il fratello Giuliano vennero anche nominati “Principi dello Stato”. Questo la dice lunga sulla personalità carismatica di questo personaggio che si dimostrò diplomatico abilissimo e politico di grande intelligenza, capace di trasformare completamente l’ordinamento interno della sua città.
Morì nel 1492, quasi simbolicamente a dirci che con lui finisce il Medioevo e si entra in un’età del tutto nuova, l’età Moderna che si fa convenzionalmente iniziare con la scoperta dell’America, proprio in questo anno. Nei primi anni di governo Lorenzo riuscì a sopprimere le ribellioni delle città che dipendevano da Firenze, come Prato e Volterra, che sono i casi più celebri, e riuscì anche a sfuggire alla congiura dei Pazzi, nella quale però il fratello Giuliano rimase assassinato. Svolse un ruolo fondamentale di ago della bilancia tra le piccole potenze e signorie della penisola italiana, equilibrio che però, come spesso accade, non riuscì a sopravvivere alla morte del grande leader che sa mantenerlo. E infatti dopo la sua morte l’Italia vede l’invasione di Carlo VIII. L’educazione ricevuta e l’ambiente colto nel quale crebbe gli permisero anche di sviluppare ed esercitare le proprie capacità oratorie. Tra le occasioni più rappresentative ricordiamo il discorso recitato in Consiglio, e affisso in piazza di San Miniato, con il quale Lorenzo comunicò ai diplomatici e al popolo l’intenzione di avviare le trattative di pace con Ferdinando I d’Aragona, recandosi esso stesso a Napoli a rischio della propria vita, per il bene della patria. Lorenzo fu sempre rispettato dai sovrani stranieri, che lo consideravano un vero e proprio re, ed inoltre legò il suo nome al Rinascimento Fiorentino e ad artisti quali Michelangelo, Poliziano, Botticelli e Pico della Morandola: la sua corte rifletteva il suo amore per l’arte e la poesia.
Amava molto i pittori e gli scultori che sapevano fare uno strappo alla regola e invece di dipingere o di scolpire cose o persone antiche, dipingevano e scolpivano il periodo contemporaneo, parlavano con il cuore e non con la mente. Non cercavano né il concetto profondo né i simboli, cercavano di cogliere l’attimo. E, a proposito di questo, il Magnifico fu anche un letterato che, oltre a riaprire l’Università di Pisa ed accogliere importanti intellettuali, scrisse odi e poesie. La sua opera più famosa è il Trionfo di Bacco e Arianna, in cui si esalta la vita, in cui si invita a cogliere l’attimo, ed essere felici e a vivere il presente , perché “di doman non c’è certezza” e quindi “chi vuol esser lieto, sia“. E ancora ci ricorda una cosa bellissima e vera: “non può fare a Amor riparo, se non gente rozze e ingrate“. Nessuno può resistere all’Amore, solo chi non è nobile d’animo.
Vi lasciamo così, con i suoi versi, invitandovi a rifletterci su. Noi li troviamo bellissimi.
Articolo di Greta Mannella, classe II C.