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Articoli Recenti, Frontiere e confini

Chi vuol esser lieto, sia.

Lorenzo il Magnifico

“Chi vuol esser lieto, sia” dice il titolo. Vi state chiedendo dove vogliamo arrivare? Ve lo sveliamo nel corso di questo pezzo, dedicato a Lorenzo de’ Medici, detto il Magnifico, che non è solo il terzo rappresentante dell’illustre famiglia dei Medici, grandi Signori di Firenze, ma è il vero e proprio ago della bilancia nel periodo delle signorie italiane, come abbiamo studiato in storia. Oltre a essere un politico di rilievo, Lorenzo il Magnifico è stato anche scrittore, mecenate, umanista e poeta. Ed è per questo che ne parliamo su Geostorie: per il suo essere costantemente sul confine, per il suo essere poliedrico e pieno di sfaccettature, per il suo saper vivere pienamente il suo tempo. Il suo amore per le arti insieme alla sua enorme capacità di gestire il potere politico, ne hanno fatto un uomo chiave del Rinascimento in Italia,

Nacque nel 1449 e, dopo la morte del padre Piero, divenne Signore di Firenze ad appena vent’anni. Lorenzo imparò ad amare la natura e la campagna, ricevette una educazione umanistica seguendo lezioni di poetica ed eloquenza da Cristoforo Landino e, grazie al nonno Cosimo, ebbe molti contatti con re e principi. Era ancora un ragazzo quando iniziò ad essere chiamato “il Magnifico”, che era titolo onorifico più elevato della Repubblica Fiorentina e, alla morte precoce del padre, lui e il fratello Giuliano vennero anche nominati “Principi dello Stato”. Questo la dice lunga sulla personalità carismatica di questo personaggio che si dimostrò diplomatico abilissimo e politico di grande intelligenza, capace di trasformare completamente l’ordinamento interno della sua città.

Morì nel 1492, quasi simbolicamente a dirci che con lui finisce il Medioevo e si entra in un’età del tutto nuova, l’età Moderna che si fa convenzionalmente iniziare con la scoperta dell’America, proprio in questo anno. Nei primi anni di governo Lorenzo riuscì a sopprimere le ribellioni delle città che dipendevano da Firenze, come Prato e Volterra, che sono i casi più celebri, e riuscì anche a sfuggire alla congiura dei Pazzi, nella quale però il fratello Giuliano rimase assassinato. Svolse un ruolo fondamentale di ago della bilancia tra le piccole potenze e signorie della penisola italiana, equilibrio che però, come spesso accade, non riuscì a sopravvivere alla morte del grande leader che sa mantenerlo. E infatti dopo la sua morte l’Italia vede l’invasione di Carlo VIII. L’educazione ricevuta e l’ambiente colto nel quale crebbe gli permisero anche di sviluppare ed esercitare le proprie capacità oratorie. Tra le occasioni più rappresentative ricordiamo il discorso recitato in Consiglio, e affisso in piazza di San Miniato, con il quale Lorenzo comunicò ai diplomatici e al popolo l’intenzione di avviare le trattative di pace con Ferdinando I d’Aragona, recandosi esso stesso a Napoli a rischio della propria vita, per il bene della patria. Lorenzo fu sempre rispettato dai sovrani stranieri, che lo consideravano un vero e proprio re, ed inoltre legò il suo nome al Rinascimento Fiorentino e ad artisti quali Michelangelo, Poliziano, Botticelli e Pico della Morandola: la sua corte rifletteva il suo amore per l’arte e la poesia.

Amava molto i pittori e gli scultori che sapevano fare uno strappo alla regola e invece di dipingere o di scolpire cose o persone antiche, dipingevano e scolpivano il periodo contemporaneo, parlavano con il cuore e non con la mente. Non cercavano né il concetto profondo né i simboli, cercavano di cogliere l’attimo. E, a proposito di questo, il Magnifico fu anche un letterato che, oltre a riaprire l’Università di Pisa ed accogliere importanti intellettuali, scrisse odi e poesie. La sua opera più famosa è il Trionfo di Bacco e Arianna, in cui si esalta la vita, in cui si invita a cogliere l’attimo, ed essere felici e a vivere il presente , perché “di doman non c’è certezza” e quindi “chi vuol esser lieto, sia“. E ancora ci ricorda una cosa bellissima e vera: “non può fare a Amor riparo, se non gente rozze e ingrate“. Nessuno può resistere all’Amore, solo chi non è nobile d’animo.

Vi lasciamo così, con i suoi versi, invitandovi a rifletterci su. Noi li troviamo bellissimi.

Articolo di Greta Mannella, classe II C.


Articoli Recenti, Confini Reali, Frontiere e confini, Geologia, Tra le placche

Placche e confini: un’introduzione

Islanda

Confini reali, realissimi. E instabili. La terra si suddivide in una ventina di placche tettoniche e gli scienziati concordano su questo: ci dicono che in origine il mantello terrestre era costituito da magma fluido che, con il progressivo raffreddamento, si è trasformato in roccia solida, quella che chiamiamo litosfera. Inizialmente due unici grandi continenti si spostarono e si espansero entrambi in direzione dell’equatore, scontrandosi tra di loro e formando così un super continente. A provocare lo spostamento delle placche è il calore che viene dall’interno della terra che, una volta raggiunta la litosfera, genera energia per spingere e spostare le placche. Questo supercontinente a sua volta si fratturò dando origine ad una decina di placche o zolle tettoniche principali ed altre micro placche.

Le placche, o zolle, “galleggiano” sullo strato sottostante al mantello superiore, l’astenosfera, e muovendosi (grazie alla spinta di cui parlavamo prima) possono collidere, scorrere l’una accanto all’altra o allontanarsi fra loro. Per questo, nel corso della storia della terra, i continenti  hanno subito numerosi mutamenti di forma e dimensioni, proprio perché queste placche interagiscono tra di loro attraverso queste linee di confine, lungo le quali avvengono i fenomeni endogeni che tutti conosciamo, quali ad esempio orogenesi, terremoti, eruzioni vulcaniche.

Analizziamo da vicino, però, a proposito di confini, i margini di zolla in base ai tre movimenti appena accennati. Troviamo tre tipi di margini, tutti instabili e tutti in continuo movimento:

  • Margini a scorrimento laterale o conservativi: lungo questi margini le zolle scorrono lateralmente l’una rispetto all’altra. Le faglie trascorrenti e quelle trasformi fanno parte di questa categoria e l’esempio più famoso di questo tipo di faglia è rappresentato dal complesso della famosa Faglia di Sant’Andrea, in California, tra la placca Nordamericana e quella Pacifica.
Faglia di Sant’Andrea
  • Margini divergenti o costruttivi: lungo questi margini le zolle, invece, si allontanano l’una dall’altra e creano delle faglie. Lo spazio così creatosi viene occupato da nuova litosfera oceanica, che si genera dalla risalita di rocce più leggere che, a sua volta, va ad insinuarsi tra quelle più pesanti. Un importante esempio è la Rift Valley, in Africa orientale, che si è creata proprio dalla separazione delle placche tettoniche Africana e Araba, o anche dalla placca che taglia in due l’Islanda, che per il suo intero territorio si colloca proprio sulla dorsale medio-atlantica, che separa la placca Nordamericana da quella Euroasiatica.
Rift Valley
  • Margini convergenti o di subduzione, distruttivi o di sovrascorrimento: come dicono i nomi stessi, lungo questo tipo di margine una zolla, avvicinandosi all’altra, si sovrappone ad essa. Un esempio di questo tipo è il margine orientale della placca di Nazca, che slitta sotto quello occidentale della zolla Sudamericana, dando origine alla lunghissima catena montuosa delle Ande.
Placca di Nazca

Le placche maggiori sono: Placca Antartica, Placca Sudamericana, Placca Africana, Placca Indo-australiana, Placca Pacifica, Placca Nordamericana e Placca Euroasiatica.

Le placche minori principali sono: Placca di Nazca, Placca di Cocos, Placca Caraibica, Placca Scotia, Placca Araba o Arabica, Placca Scotia, Placca delle Filippine, Placca Anatoliana e Placca Juan de Fuca.

La placca è un dunque un elemento rigido che comprende sia crosta terrestre che crosta oceanica. La tettonica delle placche studia proprio il movimento delle zolle, analizzandone la struttura e i movimenti.

La nostra rubrica approfondirà ognuna di queste placche, dopo questo primo articolo introduttivo ma doveroso, per capire come funzionano alcuni meccanismi. Il mese prossimo faremo tappa in Islanda e poi lungo la Rift Valley. Venite con noi?

Articolo di Guido Frate

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Voce del Verbo ODIARE

Gli haters sono utenti che spesso si nascondono dietro falsi profili il cui scopo è solo ed esclusivamente quello di offendere qualcuno, senza motivo. Sono dei bulli del web, denominati anche cyberbulli e diffondono odio online, forti di stare dietro il confine immaginario di una tastiera. L’odio online può avere forme e obiettivi diversi. Si può parlar male di singole persone, di partiti politici o anche di intere classi sociali. Non importa il ruolo o l’età, gli haters prendono di mira tutti, anzi, più si è noti e più aumenta la possibilità di essere vittime di insulti e prese in giro. Naturalmente gli haters non offrono mai argomentazioni logiche e ponderate, non hanno un pensiero ben definito e strutturato, forse non hanno nemmeno un pensiero “loro”, ma solo pensieri “contro”, come se fossero incapaci di ragionamenti costruttivi o come se il loro atteggiamento critico fosse a priori un semplice meccanismo per sfogare la rabbia e la frustrazione.

Impossibile ragionarci, puoi solo dar loro ragione o lasciarli perdere. Questi odiatori sono sempre esistiti, ma sono emersi in tutta la loro evidenza a causa dei social media: prima non erano numerosissimi, potevi scegliere di evitarli o ignorarli, la loro presenza era meno ingombrante e meno fastidiosa. Invece con l’avvento di internet e, in particolare, dei social network, questi haters non puoi più né ignorarli né evitarli. Ci devi fare i conti. Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook, ha ribadito di voler costruire un mondo libero dall’odio, lo stesso mondo a cui aspira il 70% dei navigatori del web, che si dichiara stanco dell’ostilità che avvelena i social media, stanco del cosiddetto “hate speech”. Oggi, trovare delle persone che sappiano valorizzare ogni vita, ogni essere umano, sembra davvero difficile e proprio per questo bisogna cercare di eliminare i pensieri negativi che si hanno sulle differenze tra le persone, cercando di vivere tutto in modo più sereno senza offendere o far sentire inadeguato il prossimo, poiché siamo tutti uguali e meritiamo tutti di essere felici.

Gli episodi di violenza e di discriminazione sul web, purtroppo, sono ormai all’ordine del giorno ed inoltre c’è un’enorme diffusione di notizie false che dobbiamo imparare a riconoscere. Su questo scriveremo presto un nuovo articolo, perché il confine tra falsa notizia e verità ci sembra degno di nota e di maggiore riflessione ed esplorazione. Tornando agli haters, nell’ultimo periodo ci sono stati vari insulti e prese in giro su personaggi pubblici come Liliana Segre, attivista politica superstite dell’olocausto e testimone della shoah italiana che il 19 gennaio 2018 è stata nominata senatrice a vita. La Segre ha ricevuto circa 200 insulti e minacce al giorno sui social media e durante un convegno ha così commentato, con un sorriso e una battuta, quell’ondata di aggressività che si è scatenata contro di lei sul web: “Non ne ho letto neanche uno. Sono vecchio stile faccio già fatica con il mio telefonino“.

Ad essere presi di mira sono stati, tra gli altri, anche i Ferragnez, la famosissima coppia formata da Chiara Ferragni (imprenditrice, blogger, designer e influencer italiana) e Federico Leonardo Lucia (in arte Fedez, noto rapper italiano). I due sono stai colpiti fortemente dal fenomeno degli haters, che li hanno insultati soprattutto per la gestione del figlio, nonché per i post e le foto che pubblicano sui social network.

Proprio per discutere dell’uso consapevole della rete e del crescente problema del cyberbullismo e degli haters è stato istituito il SAFER INTERNET DAY, la giornata mondiale per la sicurezza in rete che ha lo scopo di far riflettere i giovani sull’uso della rete. Il SID è un evento di portata internazionale che si svolge ogni anno a febbraio, qui il sito, qualora voleste saperne di più. Questo fenomeno degli odiatori seriali online ci deve però far riflettere in maniera più ampia: come mai queste persone covano così tato odio? Come mai col favore dell’anonimato che utilizzano sul web, dietro il confine immaginario di uno schermo di un pc o di un telefono, queste persone si sentono più forti e in grado di arrivare a offendere? Dovremmo interrogarci su questo. E capire cosa stiamo sbagliando, perché nel 2019 in un mondo che si dice moderno e civile, come il nostro, questo fenomeno ci lascia perplessi.

Mariarita D’Onofrio e Agnese Lauriente, III C

Articoli Recenti, Frontiere e confini, Il confine tra i mondi: la vita ultraterrena

Umano/Alieno

Quanto è antica l’umanità? Da dove viene? In che rapporto è con gli elementi o gli abitanti al di fuori dei confini terresti? Esistono abitanti extra-terrestri? Queste sono domande che l’uomo si pone da sempre e chissà se troverà presto una risposta. Ancora oggi, la scienza si ritrova a discutere sull’origine della vita e sull’origine dell’uomo. Di solito, ci si basa sui due poli del darwinismo e del creazionismo. Tuttavia, secondo alcuni ricercatori di frontiera, c’è dell’altro.

Ma andiamo per gradi: che cos’ è la vita? C’è chi considera vita ogni molecola capace di riprodursi autonomamente e chi considera vita l’insieme organizzato di materia ed energia. Ma ancora, come si è evoluta la vita? Alcune teorie evidenziano che l’Homo Sapiens non avrebbe potuto diventare,  in così breve tempo (circa 30.000 anni al massimo), come gli esseri umani di adesso. Manca, quindi, una specie di “anello di congiunzione”, che impedisce di dire con certezza la vera origine dell’ uomo. E così, secondo alcuni, potrebbe esserci stato un “aiuto” da parte di entità superiori, distanti miliardi di anni luce da noi. Solitamente, si dice che gli albori dell’ umanità vengano definiti dalla comparsa del primo ominide, quasi 5 milioni di anni fa; ma chi può dire che, in realtà, la Terra non sia stata abitata da esseri con un’ intelligenza molto superiore alla nostra?

La teoria evoluzionista spiega la realtà come risultato di un processo di sviluppo. Questa nasce dal celebre Charles Darwin, che si oppose alla dottrina, che credeva che tutto fosse stato “creato” (da qui il termine “creazionismo”) per mano di un Messia; invece, Darwin affermava che la nostra sarebbe stata un’evoluzione. Per la precisione, la teoria dice questo: “a ogni generazione, negli individui di una specie compaiono, in seguito a mutazioni nel DNA, nuovi caratteri: se sono vantaggiosi per la sopravvivenza, vengono trasmessi ai figli, e con il passare delle generazioni si diffondono, fino a diventare prevalenti nella popolazione; se invece essi sono svantaggiosi rispetto all’ambiente, diventano rari e scompaiono”.

E l’anello di congiunzione?Abbiamo detto che, secondo alcune ricerche, l’Homo Sapiens non si sarebbe potuto evolvere in così “poco tempo” in quello che noi siamo oggi ma è anche vero che nessuno è mai giunto a qualche prova di particolare importanza. Per questo ci chiediamo: e se un indeterminato soggetto dotato di intelligenza, poteri o macchinari impensabili avesse innescato in qualche modo una trasformazione? In questo caso, si creerebbe un ulteriore interrogativo: perché? 

Da sempre ci si interroga non solo sulla possibile esistenza di forme di vita nello spazio, ma anche sulle forme di vita intelligenti con cui si possa stabilire una comunicazione. Per questo, già da tempo proviamo ad inviare dei “messaggi”, destinati ad eventuali intelligenze extraterrestri. Proviamo in generale ad esplorare e capire di più su quel che riguarda il mondo extra-terrestre, al di là dei confini terrestri. Un esempio di tutto ciò sono le sonde Voyager, dotate di una placca di alluminio su cui sono stati incisi schemi e disegni, con lo scopo di scoprire di più su quello che ci circonda ma qualcuno dice anche per dare informazioni su noi e sulla nostra posizione nell’Universo ad un’entità non terrestre. Ci sarebbe tantissimo da aggiungere su questo, ricordiamo soltanto che il programma Voyager è un programma scientifico statunitense che ha portato al lancio di due sonde spaziali, chiamate Voyager 1 e Voyager 2, alla fine degli anni 70 del 900, per l’esplorazione del sistema solare esterno.

Esiste poi un altro progetto, il progetto SETI, della NASA, che utilizza radiotelescopi per captare e analizzare possibili segnali radio provenienti dalle stelle. SETI è l’acronimo di Search for Extra-Terrestrial Intelligence e il suo scopo è analizzare segnali radio in cerca di segni di intelligenze extraterrestri. A questo progetto partecipa anche l’Italia. La massa di dati da analizzare è enorme e i responsabili della ricerca hanno risolto il problema smistando i dati in “pacchetti” su milioni di personal computer privati che aderiscono al progetto SETI@home. I computer ricevono questi dati via Internet, mentre “riposano” (quando è attivo il salvaschermo), e rispediscono nello stesso modo i dati processati. Chiunque abbia un computer collegato a Internet, quindi, può partecipare a questo progetto, collegandosi al rispettivo sito.

PROPOSTA

Se hai del tempo libero, ti proponiamo questa attività. Svolgi una ricerca e informati meglio sul progetto legato alle sonde Voyager e sul progetto SETI. Indaga su come è stato preparato il disco contenente informazioni sulla vita terrestre. Poi, vai sul sito del progetto SETI, così da renderti conto di quali siano i risultati finora raggiunti e per scoprire come si può collaborare da casa. Terminati questi approfondimenti, avrai qualcosa in più da raccontare ad un tuo amico o ad una persona qualunque, e avrai una cultura ancora più vasta.

Articolo di Alessandro Chiappini

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LA FORZA DELLA MEMORIA

In occasione della morte di Pietro Terracina, sopravvissuto ad Auswitzch

Credo che la memoria abbia un grande potere, vale a dire quello di far rivivere nel tempo gli avvenimenti passati e da essi trarre insegnamenti. Invece l’uomo, pur essendo consapevole dei propri errori, non impara, non assimila nessun insegnamento dalla Storia e cade sempre vittima del proprio egoismo, ignorando così la grande forza della memoria che ci consentirebbe di costruire un futuro migliore proprio partendo dalle rovine del passato.

Pietro Terracina

Per questo è importante rendere omaggio a coloro che hanno vissuto da protagonisti avvenimenti di rilievo che non vanno dimenticati e che la memoria, appunto, rende ogni volta attuali. Così come non dovremmo dimenticare mai che tanto grande è l’intelletto dell’uomo e può portarlo a grandi imprese, tanto può essere causa della sua debolezza, se non viene usato per scopi volti al comune interesse.

Anna De Sanctis, III C

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L’era delle scoperte geografiche: voglia di scoprire e di superare i propri limiti

L’uomo ha sempre voluto esplorare nuove frontiere e luoghi sconosciuti. Sicuramente una tappa fondamentale di questo processo è stata la Scoperta dell’America. Molte scoperte ci sono state prima e molte ce ne saranno dopo, ma questa ha un fascino particolare perché avviene per un grosso errore di calcolo e, al contempo, in un momento d’oro per le esplorazioni: l’era delle grandi scoperte geografiche, che inizia nella seconda metà del Quattrocento poiché si volevano ricercare nuovi modi di scambi e si voleva dare impulso allo sviluppo della navigazione.

I Portoghesi, per esempio, che non avevano accesso – soprattutto per via della loro posizione geografica, ma anche a causa del dominio turco – alla Via della Seta e al Mar Mediterraneo, decisero che l’Oceano Atlantico, il loro mare, non gli avrebbe più fatto troppa paura.

Decisero quindi di superare un limite.

Iniziarono così prima a studiare (Coimbra è ancora oggi un’università importante e Sagres era una scuola nautica prestigiosa), poi a esplorare. Grazie a strumenti perfezionati come la bussola, l’astrolabio, i portolani e le caravelle raggiunsero risultati sempre maggiori, anche grazie a Enrico il Navigatore, il sovrano portoghese, che diede una spinta alle esplorazioni. Vasco da Gama per esempio riuscì a circumnavigare l’Africa.

Poi, un genovese, Cristoforo Colombo, pensò di aver scoperto una nuova rotta per arrivare alle favolose Indie, descritte come terre ricchissime e piene di meraviglie da Marco Polo ne “Il Milione”, coi suoi “tetti d’oro” e le tradizioni uniche. Colombo inizialmente chiese di farsi finanziare il viaggio prima ai portoghesi, poi agli inglesi. In entrambi i casi ci si rese conto di un errore di calcolo, e quindi Colombo si vide i soldi negati per ben due volte. Finalmente la sua proposta venne accettata dai sovrani spagnoli che sapevano lo stesso dell’errore, ma che capirono i vantaggi che avrebbero avuto qualora davvero Colombo fosse arrivato alle Indie. Colombo partì con le sue tre caravelle e arrivò, il 12 ottobre 1492, arrivò sull’Isola di San Salvador, nel Mar dei Caraibi, pensando che quelle fossero le Indie. Egli tornò in Spagna senza nessuna ricchezza ma affermò di aver trovato il Paradiso Terrestre, per la bellezza di questi territori. I re spagnoli non furono contenti di questo e lo rimandarono varie volte in America finché, in una piccola cittadina, egli morì senza nessun riconoscimento.

Però il successo di Colombo fu la spinta affinché nel 1497, Caboto raggiunse il Nordamerica; nel 1500 Cabral arrivò in Brasile e poi Amerigo Vespucci giunse in Sudamerica, chiarendo che non si trattava dell’Asia ma di un continente nuovo, l’America, che da lui prese il nome. Infine, Ferdinando Magellano circumnavigò il Mondo intero, insieme ad Antonio Pigafetta.

Il mondo, alla fine, divenne in un attimo molto più grande di quello che si pensava, grazie a un limite oltrepassato.

di Giuseppe D’Amico e Gabriele Quaranta, II B

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Anthropoceano

Dopo il suo meraviglioso lavoro a Roma, di cui abbiamo parlato lo scorso anno qui, Federico Massa, in arte Iena Cruz, ha realizzato e donato nel mese di Novembre 2019 un murale antismog alla città di Milano.

Si intitola Anthropoceano, ed è bellissimo: la street art si fa così portavoce della lotta ai cambiamenti climatici e della sensibilizzazione ambientale. Il murale è stato realizzato con una speciale vernice che purifica l’aria e rappresenta con un’immagine dal forte impatto le cicatrici che l’uomo, con i suoi comportamenti discutibili, lascia sui fondali degli oceani. Al centro del disegno, che è stato realizzato in zona Lambrate, a pochi passi dalla stazione ferroviaria, si può vedere qualcosa di simile a una piattaforma petrolifera che sembra intrappolare tutto l’ecosistema marino. Il graffito vuole rappresentare il percorso della plastica dalla sua produzione fino allo smaltimento e contemporaneamente i danni ed il pericolo dello sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali che mettono a rischio la sopravvivenza delle più affascinanti creature marine.

Quello di Milano, dicevamo, non è l’unico murale realizzato dall’artista Iena Cruz: anche quello del quartiere Ostiense di Roma, proprio in uno degli incroci più trafficati della Capitale, ci offre uno spunto di riflessione sull’ambiente. Rappresenta, infatti, un airone alto cinque piani che caccia la sua preda in un mare inquinato.

La vernice con cui i due murales sono stati realizzati – “la Airlite” – è molto speciale, infatti 12 mq possono assorbire le sostanze nocive prodotte da un’automobile in una intera giornata. Questo tipo di vernice riduce notevolmente la presenza di biossido di azoto nell’aria, una tecnologia incredibile, che elimina agenti inquinanti tramite la luce naturale e artificiale. I due murales che misurano circa mille metri quadrati ciascuno depureranno le città come boschi di trenta alberi. un’idea grandiosa, oltre che bella! Il problema dei cambiamenti climatici e della tutela delle risorse naturali ha ormai contagiato tutto il pianeta e la street art si è fatta strumento di questo movimento. Anche a San Francisco, negli Stati Uniti, è spuntato un murale che raffigura Greta Thumberg, simbolo di una  battaglia che l’umanità intera ed il pianeta non possono permettersi di perdere.

di Ivana Maria Gargano

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La durabilité

La durabilité est la condition d’un développement capable de répondre aux besoins de l’homme d’aujourd’hui sans empêcher ni compromettre les générations futures de satisfaire leurs besoins.

Cela signifie que pour satisfaire nos besoins, nous ne devons pas compromettre l’avenir des générations successives. Le concept de durabilité, au fil des ans, a changé de sens: il concernait avant tout l’aspect écologique, mais, au fil du temps, il a inévitablement été ajouté aux aspects économique, social et environnemental. Quand ces trois domaines se côtoient et se coordonnent: on ne peut parler alors de développement durable En détail: dans le domaine de l’environnement, la durabilité est fondamentale pour garantir un écosystème. Dans le domaine social, en revanche, comme mentionné précédemment, nous ne devons pas limiter la satisfaction du besoin des générations futures d’atteindre nos besoins.  Dans le domaine économique, en revanche, le concept de durabilité doit permettre d’utiliser les ressources naturelles à un rythme qui puisse être régénéré naturellement.

Objectifs communs -> Agenda 2030.

C’est un agenda proposant 17 objectifs de développement durable à réaliser d’ici 2030 au niveau mondial. Cela signifie que chaque pays de la planète est appelé à apporter sa contribution pour relever ce grand défi ensemble. Le Programme 2030 et ses 17 objectifs en matière de développement durable:

1) Éliminer la pauvreté sous toutes ses formes

2) Éliminer la faim, assurer la sécurité alimentaire, améliorer la nutrition et promouvoir une agriculture durable

3) Assurer la santé et le bien-être de tous à tous les âges

4) Offrir une éducation inclusive de qualité et promouvoir les opportunités d’apprentissage tout au long de la vie pour tous

5) Réaliser l’égalité des sexes et améliorer les conditions de vie des femmes

6) Garantir la disponibilité et la gestion durable de l’eau et des conditions d’hygiène pour tous

7) Garantir l’accès de tous à une énergie propre, bon marché et durable

8) Promouvoir une croissance économique durable inclusive et durable, le plein emploi productif et un travail décent pour tous

9) Bâtir des infrastructures résistantes, promouvoir une industrialisation durable et inclusive et favoriser l’innovation

10) Réduction des inégalités entre pays

11) Rendre les villes et les communautés sûres, inclusives, résilientes et durables

12) Garantir des modes de consommation et une production durable

13) Prendre des mesures urgentes pour lutter contre le changement climatique et son impact

14) Sauvegarder les océans, les mers et les ressources marines pour leur développement durable

15) Protéger, restaurer et promouvoir l’utilisation durable des écosystèmes terrestres, la gestion durable des forêts, la lutte contre la désertification, entraîner et inverser la dégradation des sols et enrayer la perte de biodiversité

16) Promouvoir des sociétés pacifiques et inclusives pour un développement durable, en garantissant l’accès de tous à la justice, en mettant en œuvre des instructions efficaces, responsables et inclusives à tous les niveaux

17) Renforcer les significations de la mise en œuvre et revitaliser les collaborations mondiales pour le développement durable

Articoli Recenti, Cambiamento climatico e Agenda 2030, Sostenibilità

L’economia circolare

Economia circolare è un’ espressione che indica un sistema economico ideato per potersi rigenerare in autonomia e che garantisce ecosostenibilità. E quindi, in un’economia circolare, i flussi di materiali sono solo biologici, perché possono essere reintegrati nella biosfera, e tecnici, perché possono essere più volte rivalorizzati.

Com’è nata l’idea?

Si iniziò a parlare di un’economia circolare perché efficace nella sua circolarità, nel suo impatto sulla creazione di posti di lavoro, nel suo saper risparmiare di risorse e della riduzione dei rifiuti. Questa ricerca venne resa pubblica begli anni 80 nello scritto Jobs for Tomorrow: The Potential for Substituting Manpower for Energy. L’accezione e l’idea di economia circolare comunque non può essere facilmente inqaudrata, è qualcosa che è nato nel tempo: non ha una data precisa di nascita o una paternità sicura, dal momento che trae ispirazione nel tempo da processi biologici. Le applicazioni pratiche ai sistemi economici moderni e ai processi industriali risalgono agli anni ’70. L’idea di un circuito circolare dei materiali venne presentata nel 1966 da Kenneth E. Boulding nel suo articolo “The Economics of the Coming Spaceship Earth“. I maggiori obiettivi dell’economia circolare sono l’estensione e l’allungamento della vita dei prodotti, la produzione di beni di lunga durata e la riduzione della produzione di rifiuti. Insomma gli intenti sono nobili. Questo concetto di economia circolare insiste, inoltre, sull’importanza di vendere servizi piuttosto che prodotti.

Citiamo dal Corriere della Sera, che trae spunto da un servizio di Milena Gabanelli: Ogni anno l’economia mondiale consuma quasi 93 miliardi di tonnellate di materie prime tra minerali, combustibili fossili, metalli e biomassa. Di queste, solo il 9% sono riutilizzate. Il consumo di risorse è triplicato dal 1970 e potrebbe raddoppiare entro il 2050. Secondo il Global Footprint Network, per mantenere l’attuale stile di produzione e di vita, un solo Pianeta non è ci basta, ne servirebbe 1,7, ovvero un’ altra Terra. Nel 2018, il giorno in cui abbiamo consumato tutte le risorse naturali che il Pianeta è in grado di rigenerare in un anno, è caduto il primo agosto: mai così presto. È come finire lo stipendio al 20 del mese, ma nessuno ti fa credito per gli altri 10 giorni. E i mutamenti climatici sono legati anche all’utilizzo di materie prime. Il 62% delle emissioni di gas serra (escluse quelle provocate dal consumo del suolo) avviene durante il processo di estrazione e lavorazione delle materie prime, mentre solo il 38% in fase di consegna o utilizzo dei prodotti. Che succederà fra 30 anni, quando saremo 9 miliardi di persone e il riscaldamento globale più su di un altro grado e mezzo?”

Questo estratto ci fa molto riflettere, forse l’economia circolare è un buon mezzo per contrastare questo andamento ormai pericoloso: il riutilizzo dei prodotti diventa fondamentale, pian piano anche i cellulari stanno iniziando ad essere progettati secondo questa ottica di riutilizzo e di “seconde vite”. Diamoci una possibilità. Se riuscissimo ad adottare questo approccio circolare potremmo cambiare davvero le cose, ma questo significa che le fasi della produzione e la filiera coinvolta nel ciclo produttivo vanno ripensate. Bisogna innanzitutto progettare i prodotti pensando fin da subito al loro impiego a fine vita; poi si deve dare priorità all’utilizzo di energie rinnovabili e ai materiali che non inquinano, insomma una “green economy” potrebbe essere quel che ci vuole adesso!

Di Domenico Luigi, Frate Guido, Bibaj Endrit, Chiappini Alessandro

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PEARL HARBOR

Titolo: Pearl Harbor

Regista: Michael Bay

Anno di produzione: 2001

Attori: Ben Affleck, Josh Hartnett, Kate Beckinsale.

Musiche: Hans Zimmer

Il film “Pearl Harbor” del 2001, con la regia di Michael Bay, è ambientato in una delle fasi più intense della Seconda Guerra Mondiale, argomento di storia di quest’anno: il 7 dicembre 1941 gli aerei giapponesi attaccano a sorpresa le navi della flotta americana a “Pearl Harbor”, nelle isole Hawaii. Fu un evento che toccò profondamente l’America perché era la prima volta che il popolo americano viveva la tragedia di essere attaccato sul proprio territorio. Alla grande Storia si intreccia la storia di una grande amicizia, quella tra Rafe e Danny, che hanno la passione per il volo. Le loro vite incrociano quella di Evelyn, bellissima infermiera della marina militare. Storie di amore e amicizia potentissime, dentro a una guerra che toglie speranze, porta morte e devastazione. Gli effetti speciali rendono molto realistica l’ambientazione: ben quaranta minuti di bombardamenti ed esplosioni, mitragliate, navi squarciate e scene di terrore. La storia d’amore rende romantico (anche se ancora un po’ più drammatico) il film, che altrimenti sarebbe stato secondo me un po’ pesante, con le scene di guerra. Queste scene mi hanno un po’ scossa, perché se penso che sono cose accadute davvero mi viene un po’ di paura per la guerra, spero non ce ne sarà mai più una. La Guerra Mondiale è dunque lo sfondo per raccontare una storia di azione, di eroismo e buoni sentimenti. La reazione del Presidente americano è immediata perché non può perdonare il tradimento del Giappone e, nonostante sia sulla sedia a rotelle, decide una contromossa: il bombardamento di Tokyo. Durante l’attacco gli americani terminano il carburante e sono costretti ad atterrare in territorio giapponese e vengono fatti prigionieri. La fine è vittoriosa per gli Stati Uniti, che escono a testa alta dalla guerra. Il film vuole mostrare l’orgoglio e la forza di una nazione potente che riesce a risollevarsi dopo questo grave attacco militare che cambiò la storia, perché costrinse gli Stati Uniti ad entrare in un conflitto che poi si concluse in maniera assurda con lo scoppio delle bombe di Hiroshima e Nagasaki, un evento tragico, drammatico. Una pagina triste della storia dell’umanità, perché la bomba atomica ha segnato morte e distruzione. Non vi racconterò l’intreccio di sentimenti dei tre protagonisti, il finale, le lacrime. Vi dico solo una cosa: questo film è da vedere, non vi deluderà.