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Frontiere e confini

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“È tempo di”, parte II: spunti di riflessione

Che strana cosa il tempo, a volte sembra scorrere lento, altre vola via in un lampo. Quand’è che per te il tempo vola? Ti sei mai chiesto perché? Parlane.

Per me il tempo passa velocemente quando faccio le cose che mi piacciono, infatti quando vado con papà e Rex all’orto e gioco con lui, o mi godo la bellezza della natura, o vado un po’ in bici o aiuto il mio papà arriva subito il momento di tornare a casa. Invece, ora che siamo costretti a rimanere a casa, il tempo sembra non passare mai. Le giornate sembrano non finire ed ogni giorno sembra uguale al giorno precedente. Quello che ci aiuta un po’ sono le videolezioni che stiamo facendo con i professori e le consegne dei compiti. A scuola, tutto era diverso e molto più bello, potevamo guardare negli occhi i prof, capire meglio le cose e divertirci di più, ma almeno comunque li possiamo vedere. È tutto un po’ strano: è strano non poter stare con i miei amici e chiacchierare con loro, anche di cose stupide e sciocche ma che ora sembrano così importanti; è strano non poter vedere i miei nonni; è strano non avere la “scusa” di andare a fare la spesa con la mia mamma. È strano e anche un po’ triste. Anche il tempo fuori sembra essersi fermato: sembra il periodo natalizio; mi affaccio e c’è la neve sulle montagne e fuori piove tanto, è scuro, ma è primavera! Il tempo forse passa più lentamente ora perché abbiamo corse affannate da fare: il tempo scorre velocemente proprio perché tra gli impegni vari si ha meno tempo per pensare. Ma non va bene evitare di pensare. Forse è questo il segreto: imparare a pensare. Pensiamoci, pensateci.

Mirko Colangelo, IIC

  • Quando penso al tempo mi vengono in mente queste espressioni: oggi, domani, ieri, l’anno scorso, l’anno prossimo, presto o tardi. Da qui capisco che il tempo è legato al passato, al presente e al futuro. Ma il tempo è soprattutto presente, è il momento attuale, è adesso. E mi piace che sia così, perché almeno posso in qualche modo agire su di esso, visto che tanto non lo posso fermare. Quello che so per certo, infatti, è che il tempo non si ferma, nessuno può bloccarlo. Se rifletto, però, io ci credo davvero che può essere un po’ controllato! Oggi, infatti, la tecnologia ha permesso ad ognuno di noi di risparmiarne un po’. Mia mamma, per esempio, lavora da casa senza andare in ufficio: non “spreca” più quei minuti che servono per arrivare sul posto di lavoro. Questo dimostra che un semplice collegamento tra computer le ha fatto guadagnare due ore da poter trascorrere a chiacchierare con me. Questo mi piace, mi fa pensare al tempo libero che è quello che mi attrae di più. Lo ritengo il più importante e forse il più utile perché ci permette di scoprire i nostri veri interessi. E capisco anche perché il tempo a volte scorre veramente lento e altre vola. Non passa mai quando mi annoio oppure quando sono triste o agitato o in attesa di una buona notizia. Nei momenti in cui sono felice, in cui sono preso da qualcosa d’interessante, invece, passa velocissimo. Eppure le ore hanno sempre gli stessi minuti, i minuti hanno sempre gli stessi secondi! Questa cosa mi ha sempre incuriosito e non ho mai trovato delle risposte. Ho 12 anni, forse le troverò più avanti. Forse non passa mai nei momenti in cui vivo quello che non voglio. A scuola, per esempio, le ore di alcune materie volano, altre meno, perché alcune le preferisco. In questo momento il mio tempo è stato fermato da un virus assassino che mi sta costringendo a restare chiuso in casa. Devo imparare ad apprezzare anche questo tempo, a controllarlo un po’ di più, come dicevo prima, provando a fare cose nuove, così da trasformare un tempo “fermo” in un tempo che crea e che regala. Perché il tempo non si può sprecare.

Nicolas Cordisco, IIC

Se aprissimo una qualsiasi enciclopedia e cercassimo la parola “tempo”, troveremo una delle solite e banali definizioni: “concetto di grandezza fondamentale che viene utilizzato per stabilire l’ordine di una serie di eventi”. Questo è ciò che direbbe un qualsiasi scienziato, ma in realtà stiamo parlando di qualcosa che è molto di più di una semplice nozione scientifica. Grande sfida è capire ciò che noi usiamo definire con il termine “tempo”. Per la nostra realtà nulla è più misterioso e sfuggente: il tempo ci appare come la forza più grande dell’universo, che ci accompagna dalla culla alla tomba. Sant’ Agostino nelle sue confessioni diceva: “se nessuno me lo chiede, so cos’è il tempo, ma se mi si chiede di spiegarlo non so cosa dire”. Il tempo si muove in una sola direzione e questa è una delle poche risposte che noi uomini siamo riusciti ad ottenere in questo campo. A volte il tempo scorre molto velocemente, proprio quando ne vorremmo di più; altre volte sembra che non passi mai, quando invece vorremmo che scorra velocemente. Ogni secondo è prezioso e dobbiamo imparare ad utilizzarlo al meglio per evitare di sprecare attimi irrecuperabili della nostra vita.

Arianna Gasbarro, II C

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Aquile randagie

Anno di produzione: 2019

Regia: Gianni Aureli

Genere: storico

La vicenda, ambientata in Lombardia tra il 1932 e il 1945, racconta la storia di un gruppo scout che, pur avendo ricevuto l’ordine di sciogliersi a causa delle imposizioni  fasciste, continua ad incontrarsi di nascosto in una radura della Val Codera per portare avanti la propria attività e i propri ideali. Quando, nel 1938, anche in Italia vengono emanate le leggi razziali, alcuni membri adulti del gruppo aderiscono all’O.S.C.A.R, l’associazione antifascista segreta, nata per salvare le famiglie ebree di Milano. Rischiando ripetutamente la propria vita, si danno da fare per nascondere tantissime persone a cui portavano da mangiare e il necessario per sopravvivere;  producono documenti falsi e  accompagnano decine e decine di ebrei al confine con la Svizzera, per aiutarli a mettersi in salvo. A volte andavano, assieme ad un sacerdote scout, a benedire i corpi di persone fucilate, abbandonati in mezzo alla strada senza alcuna pietà. Intanto la guerra stava evolvendo a favore degli Alleati; la speranza che quella tragedia  finisse presto era sempre più concreta; infatti una mattina, due degli scout adulti, ascoltando la radio appresero la notizia che la Germania si era arresa e che erano finalmente liberi.

Ho avuto l’occasione di vedere  questo film e ve lo consiglio. Certo, in qualche passaggio può risultare un po’ lento e noioso, però  nel complesso l’ho trovato molto interessante perché racconta una storia vera e  soprattutto perché trasmette un messaggio molto importante, uno su tutti in particolare, sul quale noi giovani dovremmo  riflettere: il coraggio di lottare contro ogni forma di oppressione e di ingiustizia, riassunto nella frase pronunciata dal capo scout: “Noi dureremo un giorno in più dei fascisti”. Ho capito che valori fondamentali, quali la libertà , l’uguaglianza, il rispetto  verso gli altri non sono scontati: li abbiamo ricevuti, dobbiamo apprezzarli e saperli mantenere. 

Curiosità: l’8 Gennaio 2020 il film è stato proiettato  al Parlamento Europeo di Bruxelles, nell’ambito di un incontro dal titolo “Memory and Resistance Today”;  riconoscimento, questo, toccato a pochissimi film italiani.

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È tempo (di quarantena)

Che strana cosa il tempo, a volte sembra scorrere lento, altre vola via in un lampo. Quand’è che per te il tempo vola? Ti sei mai chiesto perché? Parlane.

Il tempo è un flusso continuo di secondi, minuti e ore, esso non si può fermare. Il mio parere è che il tempo non c’è solo sul nostro pianeta, ma anche nello spazio e in altri universi cosmici. Noi nasciamo e moriamo in un tempo determinato ma il tempo forse non finisce mai. È un flusso, una fonte di infinito perfetto ed è così unico che, se lo osservi dal punto fisico è sempre uguale, ma dal punto di vista dei sentimenti è ben diverso.

Provo a spiegarmi meglio. Il tempo scorre lentamente quando nella mente ci si annoia o si ha paura: analizzando sono tutte esperienze negative. Il tempo passa in fretta, invece, quando non ci pensi, esempio: se stai ascoltando qualcuno che racconta una cosa interessante o se stai giocando con un amico e subito diventano le otto e te ne devi andare, come mai? Il tempo ti fa scherzi o sei tu che non dai attenzione ad esso?

Al giorno d’oggi, con la quarantena che questo assurdo virus ci impone, stiamo ripensando il tempo, stiamo riscoprendo il tempo lento, che non è sempre male: forse prima andavamo troppo di corsa? Dovremmo riflettere, io ancora non lo so. Mi viene in mente che ci sono state persone nella storia che hanno saputo sfruttare il tempo creando, scrivendo, suonando, progettando nuove architetture o nuove invenzioni, come Newton che, durante la sua quarantena volontaria nella Londa del ‘600, elaborò la teoria della relatività , come abbiamo letto a scuola.

Sarebbe bello se anche noi riuscissimo a sfruttare al meglio questo periodo difficile, riscoprendo non solo il dono di ogni giorno che ci è concesso, ma anche la bellezza di sentirsi vicini anche stando lontani.

Federico Curti, IIC

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Hoppeditz e le rose

Il termine “cultura” deriva dal latino “colere”, cioè “coltivare”. Rappresenta quindi anche un insieme di conoscenze e tradizioni di un popolo che vengono tramandate di generazione in generazione. Nella nostra rubrica andremo ad indagare proprio la cultura di Paesi a noi vicini o di Paesi più lontani, scegliendo punti di vista diversi. Perché crediamo che conoscere le diverse culture sia la chiave per capire il mondo di oggi. Le parole oltre le barriere, appunto, come ci ricorda il titolo della nostra rubrica: parliamo di cultura e di parole.

E oggi, non a caso, vi vorremmo parlare di una delle tradizioni che caratterizza profondamente le cultura di moltissimi paesi, il carnevale. Vi aspettavate il Brasile o Venezia? No, dovreste saperlo, non siamo così banali. E dunque andiamo a farci un giro in terra tedesca.

 Prima però ricordiamo che la Germania si trova nel Centro della nostra bella Europa e che la sua capitale è Berlino. Il nome Germania ha origine dai Romani e significa “Paese dei Germani”, mentre il nome Deutschland compare per la prima volta nella forma Dütiskland nella Kaiserkronik (componimento poetico) e vuol dire “Paese tedesco”. La Germania è la nazione più popolosa dell’Europa ed è tra le più ricche. Qui si parla il tedesco, una lingua indoeuropea ma che appartiene al ramo occidentale delle lingue germaniche. Questo vuol dire che è nata grazie all’influenza della tradizione di testi latini in volgare utilizzati per scopo religioso. Pensate un po’! Il latino infatti fu la lingua veicolare dei dotti europei del passato, un po’ come oggi l’inglese è la lingua base per tutti. Ancora oggi si possono facilmente rintracciare prestiti del latino nella lingua tedesca: Pflanze viene da plantam, pianta; oppure Fenster, da fenestra, finestra.  

Ricordiamo infatti che i Germani vennero in conttato con i Romani e da questo incontro-scontro nacquero i regni romano germanici. Vorremmo dirvi altro sulla parte storica, ma dobbiamo approfondire lingua e cultura in questa sede, quindi torniamo al nostro carnevale, il cui nome, secondo l’interpretazione più diffusa e accreditata viene proprio da latino, carnem levare, “eliminare la carne”, in riferimento al banchetto che si teneva l’ultimo giorno di Carnevale prima della Quaresima, periodo di digiuno e ritiro spirituale. In alternativa la parola carnualia, “giochi campagnoli”, ha anch’essa un certo seguito. Di sicuro queste feste hanno origini molto antiche, ci fanno fare un salto indietro fino alle dionisiache greche o ai saturnali romani: in entrambi casi, durante queste feste, ci si lasciava andare alla dissolutezza e allo scherzo, bandendo ogni obbligo sociale spesso facilitati dall’uso di indossare una maschera.

Sulla maschera, reale e simbolica, potremmo dire moltissimo ma in questa sede ricordiamo soltanto che, grazie ai banchetti e alle feste del carnevale, il caos sostituiva momentaneamente l’ordine prestabilito, diventando così un momento di rinnovamento simbolico ma molto potente per tantissime culture, su tutto il pianeta.

Questa festa così affascinante, dunque, e piena di significati, è identificata, all’interno della regione tedesca, per tornare a noi, con nomi diversi e si festeggia anche in modi diversi a seconda della città in cui ci troviamo, infatti a Ovest si chiama “Karneval”, al Centro e al Sud “Fastnacht”, mentre in Baviera e in Austria prende il nome di “Fasching”. Ma in ogni caso le “città del carnevale” rimangono Düsseldrof, Kölin e Mains. Ad esempio, a Düsseldrof succede questo: la città rimane in stand by per tre giorni e poi l’apice della festa viene raggiunto il lunedì (rosenmontag, lunedì delle rose) quando chiudono tutti i negozi, uffici e fabbriche e arrivano tantissimi turisti, di solito un milione. L’atmosfera è bellissima! Verso mezzogiorno inizia un gran corteo con carri e maschere che dura per circa quattro ore. In questo lasso di tempo le persone bevono e si divertono, infatti in questi giorni si consuma molta birra, come succede spesso nelle feste tedesche e nordiche in generale. Il motto di questa festa è “Wo früher meine Leber war, ist heute eine Mini-Bar”, cioè “Dove una volta c’era il mio fegato, oggi c’è un mini-bar”. Il Carnevale di Düsseldorf ogni anno anima e colora la città, in particolare l’Altstadt – la “città vecchia”, ed è una festa imperdibile per i cittadini e per i turisti. Ovunque c’è musica, ovunque fiumi di gente ma i balli in costume sono la parte più bella e la maschera tipica è Hoppeditz, figura che simboleggia la pazzia: l’11 novembre (e cioè l’undicesimo giorno dell’undicesimo mese dell’anno, alle 11,11) la città viene consegnata a Hoppeditz e ai suoi amici mezzi matti, che rendono tutto bellissimo e magico.

Che dirvi, allora? Ovunque voi siate, buon carnevale!

Articolo di Ludovica Bruno e Maria Claudia Pio

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Peters VS Mercatore: tutte le carte sono sbagliate?

Le reali dimensioni di alcuni Paesi

Le carte geografiche sono rappresentazioni grafiche di una porzione di territorio. Ma si possono anche chiamare rappresentazioni simboliche perché gli elementi del territorio non sono rappresentati in modo realistico, con le loro forme originali o reali, ma attraverso simboli e colori: ad esempio, nelle carte fisiche si usano i colori per capire l’altitudine del territorio, la profondità del mare etc, o ancora, per esempio in una carta politica, si utilizzano simboli diversi per identificare una capitale rispetto a una città più piccola. Questi elementi sono illustrati dalla leggenda, una specie di guida alle informazioni di quella carta, che ci fa capire cosa vogliono dire quei simboli e colori. Una volta letta la leggenda ci possiamo tuffare nel mondo delle carte geografiche, chè un mondo bellissimo.

Bisogna capire, però, che le mappe sono tutte quante diverse e, allo stesso tempo, tutte un po’ giuste e un po’ sbagliate.

Innanzitutto bisogna fare i conti con un dato importante: non si possono inserire tutti gli elementi sulla carta, quindi i cartografi fanno una selezione di quello che si deve o non si deve inserire nelle carte. In secondo luogo, bisogna tenere presente che la geografia va di pari passo con altre discipline, come le scienze e la storia e quindi si è perfezionata sempre di più, ma che, nel tempo, ha subito l’influenza di altri “saperi” o credenze. Per esempio molto spesso le carte che noi utilizziamo riproducono l’Europa o l’Italia al centro. Ma in Cina cosa avranno nel centro? La Cina o l’Europa? E ancora, nel passato, avete mai pensato che ogni popolo mettesse al centro della carta il proprio territorio?

Ancora un altro aspetto: nel Medioevo, ad esempio, alcune carte geografiche rappresentano Dio al di sopra della Terra, della mappa, come a far capire chi comanda. Oggi sarebbe impensabile. Eppure, le carte non sono del tutto vere nemmeno oggi. Perché, sebbene tentino di rappresentare nel miglior modo la superficie del globo, in realtà quella superficie è difficilmente riproducibile su una carta piana, visto che la terra è tonda e leggermente schiacciata ai poli. Dunque, ogni mappa attua una distorsione della reale superficie terrestre. La distorsione cambia le proporzioni dei continenti, per esempio.

Vediamo meglio: la proiezione di Mercatore, per esempio, è una proiezione cartografica “conforme e cilindrica”. Questo significa che la proiezione nasce dall’idea che possiamo distendere, srotolare, un cilindro sul quale abbiamo proiettato la terra fino ad ottenere un rettangolo. La proiezione quindi non riesce a coprire pienamente le aree prossime ai Poli e questo vuol dire che tutte le terre più vicine ai poli sono rappresentate in modo più esteso di quanto siano davvero e, siccome la maggior parte di queste zone sta sull’emisfero boreale, Europa, USA, Canada, Scandinavia, Siberia e soprattutto Groenlandia, risultano più grandi di altre terre. In pratica, all’altitudine maggiore di 70° a Nord o a Sud, la proiezione di Mercatore è praticamente inutilizzabile. Questa proprietà, però, la rende facilmente utilizzabile ai navigatori, dato che ci vuole pochissimo per riportare delle direzioni da punto a punto, grazie agli angoli generati da meridiani e paralleli che sono preservati, perché si intersecano ad angolo retto. Questa proiezione, disegnata nel 1569, è diventata la più conosciuta e usata per le mappe nautiche, ma non solo, è tuttora utilizzatissima: sapevate che è la carta che usiamo oggi in Google Maps? Google usa la Mercatore Sferica, un tipo di proiezione di Mercatore, mentre ha usato una proiezione equirettangolare fino al 2005. Infatti, nonostante la sua distorsione, la Mercatore si adatta bene perché può essere spostata e scalata.

Mappa di Mercatore

Dunque, se la carta di Mercatore è stata creata per la navigazione, quella di Peters,
del 1974, è stata creata per rispecchiare le reali misure in scala 1:635.500.000 (ossia che un cm2 equivale a 63.500 km2 di superficie reale) e mantiene sempre ortagonali, su un piano a due dimensioni, i meridiani e i paralleli. Questo va a discapito della precisione nella rappresentazione delle distanze verticali. In particolare, però, la carta di Peters è veritiera in quanto mantiene uguale la distanza di tutti i punti dall’Equatore, perché i meridiani si uniscono ai poli. Inizialmente, poiché la proiezione di Peters mostrò più esattamente le dimensioni dei paesi in via di sviluppo, molte organizzazioni caritatevoli gli diedero sostegno, visto che la carta di Mercatore fu tacciata di eurocentrismo: al tempo di Mercatore, infatti, l’America era stata scoperta da poco e siamo nel periodo delle grandi esplorazioni geografiche, sempre seguite dai commerci selvaggi dell’Europa a danno delle colonie in India e nel Nuovo Mondo. La rappresentazione del mondo di Mercatore, quindi, pone l’idea dell’Europa come centro politico ed economico del mondo, tanto da dare un’immagine del mondo falsata. Per esempio l’Europa più grande dell’America Latina, che invece risulta più del doppio più grande. O ancora, la Germania è esattamente al centro e non a caso Mercatore era tedesco. Ne consegue quindi che rappresentazione della Terra che siamo abituati a vedere fa sembrare più importanti i paesi del Nord del Mondo. Ed era proprio per questo che Peters affermava che la sua rappresentazione per “aree equivalenti” rendeva giustizia a tutti i Paesi del mondo. Ma i sostenitori di Peters non avevano considerato il periodo storico: la proiezione di Mercatore è stata concepita essenzialmente per la navigazione, quindi non per questioni politiche ma perché era quello di cui si sentiva necessità in quel momento storico.

Mappa di Peters
@wikipedia: “in questa carta la riga celeste sta ad indicare l’Equatore mentre le due righe blu scuro stanno ad indicare i due tropici (Tropico del Cancro e Tropico del Capricorno)”.

Oggi entrambe le proiezioni sono state quasi ovunque sostituite da proiezioni più precise: nelle aule di scuola probabilmente c’è la proiezione di Robinson o quella di Winkel Tripel, ma di questo parleremo in un altro articolo.

Abbiamo capito, insomma, che tutte le carte sono diverse, e al contempo giuste e sbagliate. O meglio, imperfette. Non esiste una carta perfetta, perché le carte possono essere solo vicinissime alla realtà. Esistono però molte carte che esaminano a fondo e per bene un aspetto. Per avere idea di più aspetti devo incrociare informazioni, fonti e…mappe.

Articolo di Antonio Orsini e Alessandro Tocci, IIB

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Il limite, qualche riflessione

Un limite è una protezione, ma se lo oltrepassi puoi cacciarti in un oceano di guai, ma anche in un oceano di fortuna, basta avere la curiosità, l’energia e la voglia di vivere.
Federico Curti IIC

Un limite è qualcosa che spesso l’uomo ha dovuto fronteggiare nella storia. Uno dei limiti più famosi di tutti i tempi è “l’ermo colle” della bellissima poesia L’Infinito di Leopardi. La “siepe che il guardo esclude” è proprio la descrizione di un limite, di un confine che l’autore stesso vuole sorpassare, perché il desiderio di sapere è proprio dell’uomo. L’Oceano anche spesso è stato un limite geografico, fino a quando non si è iniziato a solcare le sue onde per scoprire terre nuove. Quindi io penso che l’atteggiamento con il quale si affronta il concetto di limite possa fare la differenza.
Angelica Ianiro, IIC

Nella società di oggi si è sviluppata una forma di poco rispetto verso le persone considerate diverse. Il diverso nasce da un limite. Vero o immaginario. Il razzismo è per esempio un fenomeno irrazionale e ingiusto ma, ahimè, molto comune. Così come le discriminazioni verso i disabili. Bisognerebbe semplicemente far capire ad alcune persone che se mettono dei limiti troppo rigidi possono perdersi tante cose belle, per esempio gli incontri con le altre persone. Mi viene da pensare che “ognuno di noi è meravigliosamente unico e meravigliosamente diverso”. Sandro Penna diceva: “Felice chi è diverso, essendo egli diverso, ma guai a chi è diverso, essendo egli comune”. Secondo me ha ragione!
Arianna Gasbarro, IIC

Superare una limite è come superare una paura e la paura è un ostacolo che ti assilla, che prima o poi devi affrontare. C’era un ragazzo di nome Jack, che aveva paura dell’altezza e di volare. Lui non andava mai a fare scampagnate, scalate o viaggi all’estero. Un giorno si convinse ad andare a fare una scalata con i suoi genitori, perché voleva superare a tutti i costi questo limite che si era imposto. Cominciarono quindi a salire, e lui si impose di non guardare mai indietro. Dopo tanta fatica arrivò alla prima tappa della scalata e nonostante tutto non riuscì a guardarsi dietro. Cominciò a salire per l’ultima tappa ed era proprio da lì che voleva guardare giù: dal punto più alto. Arrivò in cima senza fiato, sfinito, senza energie, ma si convinse a girarsi, anche se aveva tantissima paura. Aprì gli occhi e guardò giù: vide un panorama mozzafiato. Da quel giorno la scalata diventò il suo hobby preferito.
Valerio Lombardi, IIC

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Fake News

Cominciamo in maniera diretta: le fake news sono delle false notizie. O notizie esagerate, distorte. Comunque non attendibili.

Quindi è importante essere consapevoli del fatto che oggi esistono articoli che contengono informazioni del tutto o parzialmente inventate e ingannevoli, nate
proprio con lo scopo di disinformare – paradossalmente – attraverso i mezzi di informazione. La fake news dunque è una notizia volontariamente manipolata. In passato la falsa notizia era qualcosa che restava tra chi l’aveva raccontata e la cerchia di chi l’aveva ascoltata. Oggi invece è fin troppo facile diffondere fake news, soprattutto attraverso i social network. E questo vuol dire che in un attimo la notizia potrebbe fare il giro del mondo.

Ci chiediamo allora:
per quale motivo nascono le notizie false? Soprattutto per questioni di business e pubblicità: i siti che condividono le fake news attirano gli utenti che, visualizzando i contenuti, fanno guadagnare i creatori.

Come attirano gli utenti? Con i titoli clik-baiting, in italiano acchiappaclick, che sono quei titoli ben studiati che impressionano gli utenti, che li incuriosiscono anche se non sono veritieri. Ma soprattutto che, dopo aver catturato l’attenzione del lettore, non svelano il contenuto dell’articolo o del video, quindi l’utente è costretto a cliccare se vuole saperne di più.

Come riconoscere le fake news?
La prima cosa da fare è verificare la fonte. Se, per esempio, la notizia viene da un sito non attendibile, mai sentito prima o anche col nome molto simile a un sito vero ma con qualche lettera diversa (anche una sola a volte), è bene insospettirsi.
Si dovrebbe poi leggere con attenzione il pezzo, interamente, e farsi delle domande sull’argomento, ma soprattutto cercare altre informazioni, comparare e confrontare con altre fonti, con altri siti, altri quotidiani etc.
Non ci si deve fidare dei titoli, come dicevamo, ma nemmeno di foto visibilmente ritoccate o di fotomontaggi. E poi, altro piccolo ,a grande accorgimento è quello di non condividere o diffondere una notizia se non si è certi della sua veridicità.

Qui, su questo sito interessantissimo, Fact Checkers, troverete una guida molto accattivante e semplice allo stesso tempo, realizzata in collaborazione con Sky, che insegna come distinguere una fake news e anche un quiz per verificare se hai imparato a farlo. Vi invitiamo a consultarla.

E poi, qui sotto, un utile strumento del MIUR in collaborazione con altri enti che serve per capire la situazione e affrontarla al meglio, ma anche e soprattutto fronteggiarla, visto che ormai è un fenomeno diffuso. Anche se c’è scritto decalogo quando i punti sono solo 8 ci sembra ben fatto. Eccolo qui:

Il 2 aprile, inoltre, è l’International Fact-checking Day, giornata dedicata alla sensibilizzazione contro le notizie false e manipolate.
Concludiamo con una nostra riflessione.
Pensiamo che al giorno d’oggi il business e il denaro influiscano troppo su vari argomenti e vari settori del lavoro e della vita quotidiana; ma soprattutto che la gente deve studiare e informarsi, altrimenti cadranno sempre nella rete delle fake news.

Articolo di Arianna Brescia, Marta Canale e Lucia Lauriente

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Chi vuol esser lieto, sia.

Lorenzo il Magnifico

“Chi vuol esser lieto, sia” dice il titolo. Vi state chiedendo dove vogliamo arrivare? Ve lo sveliamo nel corso di questo pezzo, dedicato a Lorenzo de’ Medici, detto il Magnifico, che non è solo il terzo rappresentante dell’illustre famiglia dei Medici, grandi Signori di Firenze, ma è il vero e proprio ago della bilancia nel periodo delle signorie italiane, come abbiamo studiato in storia. Oltre a essere un politico di rilievo, Lorenzo il Magnifico è stato anche scrittore, mecenate, umanista e poeta. Ed è per questo che ne parliamo su Geostorie: per il suo essere costantemente sul confine, per il suo essere poliedrico e pieno di sfaccettature, per il suo saper vivere pienamente il suo tempo. Il suo amore per le arti insieme alla sua enorme capacità di gestire il potere politico, ne hanno fatto un uomo chiave del Rinascimento in Italia,

Nacque nel 1449 e, dopo la morte del padre Piero, divenne Signore di Firenze ad appena vent’anni. Lorenzo imparò ad amare la natura e la campagna, ricevette una educazione umanistica seguendo lezioni di poetica ed eloquenza da Cristoforo Landino e, grazie al nonno Cosimo, ebbe molti contatti con re e principi. Era ancora un ragazzo quando iniziò ad essere chiamato “il Magnifico”, che era titolo onorifico più elevato della Repubblica Fiorentina e, alla morte precoce del padre, lui e il fratello Giuliano vennero anche nominati “Principi dello Stato”. Questo la dice lunga sulla personalità carismatica di questo personaggio che si dimostrò diplomatico abilissimo e politico di grande intelligenza, capace di trasformare completamente l’ordinamento interno della sua città.

Morì nel 1492, quasi simbolicamente a dirci che con lui finisce il Medioevo e si entra in un’età del tutto nuova, l’età Moderna che si fa convenzionalmente iniziare con la scoperta dell’America, proprio in questo anno. Nei primi anni di governo Lorenzo riuscì a sopprimere le ribellioni delle città che dipendevano da Firenze, come Prato e Volterra, che sono i casi più celebri, e riuscì anche a sfuggire alla congiura dei Pazzi, nella quale però il fratello Giuliano rimase assassinato. Svolse un ruolo fondamentale di ago della bilancia tra le piccole potenze e signorie della penisola italiana, equilibrio che però, come spesso accade, non riuscì a sopravvivere alla morte del grande leader che sa mantenerlo. E infatti dopo la sua morte l’Italia vede l’invasione di Carlo VIII. L’educazione ricevuta e l’ambiente colto nel quale crebbe gli permisero anche di sviluppare ed esercitare le proprie capacità oratorie. Tra le occasioni più rappresentative ricordiamo il discorso recitato in Consiglio, e affisso in piazza di San Miniato, con il quale Lorenzo comunicò ai diplomatici e al popolo l’intenzione di avviare le trattative di pace con Ferdinando I d’Aragona, recandosi esso stesso a Napoli a rischio della propria vita, per il bene della patria. Lorenzo fu sempre rispettato dai sovrani stranieri, che lo consideravano un vero e proprio re, ed inoltre legò il suo nome al Rinascimento Fiorentino e ad artisti quali Michelangelo, Poliziano, Botticelli e Pico della Morandola: la sua corte rifletteva il suo amore per l’arte e la poesia.

Amava molto i pittori e gli scultori che sapevano fare uno strappo alla regola e invece di dipingere o di scolpire cose o persone antiche, dipingevano e scolpivano il periodo contemporaneo, parlavano con il cuore e non con la mente. Non cercavano né il concetto profondo né i simboli, cercavano di cogliere l’attimo. E, a proposito di questo, il Magnifico fu anche un letterato che, oltre a riaprire l’Università di Pisa ed accogliere importanti intellettuali, scrisse odi e poesie. La sua opera più famosa è il Trionfo di Bacco e Arianna, in cui si esalta la vita, in cui si invita a cogliere l’attimo, ed essere felici e a vivere il presente , perché “di doman non c’è certezza” e quindi “chi vuol esser lieto, sia“. E ancora ci ricorda una cosa bellissima e vera: “non può fare a Amor riparo, se non gente rozze e ingrate“. Nessuno può resistere all’Amore, solo chi non è nobile d’animo.

Vi lasciamo così, con i suoi versi, invitandovi a rifletterci su. Noi li troviamo bellissimi.

Articolo di Greta Mannella, classe II C.


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Placche e confini: un’introduzione

Islanda

Confini reali, realissimi. E instabili. La terra si suddivide in una ventina di placche tettoniche e gli scienziati concordano su questo: ci dicono che in origine il mantello terrestre era costituito da magma fluido che, con il progressivo raffreddamento, si è trasformato in roccia solida, quella che chiamiamo litosfera. Inizialmente due unici grandi continenti si spostarono e si espansero entrambi in direzione dell’equatore, scontrandosi tra di loro e formando così un super continente. A provocare lo spostamento delle placche è il calore che viene dall’interno della terra che, una volta raggiunta la litosfera, genera energia per spingere e spostare le placche. Questo supercontinente a sua volta si fratturò dando origine ad una decina di placche o zolle tettoniche principali ed altre micro placche.

Le placche, o zolle, “galleggiano” sullo strato sottostante al mantello superiore, l’astenosfera, e muovendosi (grazie alla spinta di cui parlavamo prima) possono collidere, scorrere l’una accanto all’altra o allontanarsi fra loro. Per questo, nel corso della storia della terra, i continenti  hanno subito numerosi mutamenti di forma e dimensioni, proprio perché queste placche interagiscono tra di loro attraverso queste linee di confine, lungo le quali avvengono i fenomeni endogeni che tutti conosciamo, quali ad esempio orogenesi, terremoti, eruzioni vulcaniche.

Analizziamo da vicino, però, a proposito di confini, i margini di zolla in base ai tre movimenti appena accennati. Troviamo tre tipi di margini, tutti instabili e tutti in continuo movimento:

  • Margini a scorrimento laterale o conservativi: lungo questi margini le zolle scorrono lateralmente l’una rispetto all’altra. Le faglie trascorrenti e quelle trasformi fanno parte di questa categoria e l’esempio più famoso di questo tipo di faglia è rappresentato dal complesso della famosa Faglia di Sant’Andrea, in California, tra la placca Nordamericana e quella Pacifica.
Faglia di Sant’Andrea
  • Margini divergenti o costruttivi: lungo questi margini le zolle, invece, si allontanano l’una dall’altra e creano delle faglie. Lo spazio così creatosi viene occupato da nuova litosfera oceanica, che si genera dalla risalita di rocce più leggere che, a sua volta, va ad insinuarsi tra quelle più pesanti. Un importante esempio è la Rift Valley, in Africa orientale, che si è creata proprio dalla separazione delle placche tettoniche Africana e Araba, o anche dalla placca che taglia in due l’Islanda, che per il suo intero territorio si colloca proprio sulla dorsale medio-atlantica, che separa la placca Nordamericana da quella Euroasiatica.
Rift Valley
  • Margini convergenti o di subduzione, distruttivi o di sovrascorrimento: come dicono i nomi stessi, lungo questo tipo di margine una zolla, avvicinandosi all’altra, si sovrappone ad essa. Un esempio di questo tipo è il margine orientale della placca di Nazca, che slitta sotto quello occidentale della zolla Sudamericana, dando origine alla lunghissima catena montuosa delle Ande.
Placca di Nazca

Le placche maggiori sono: Placca Antartica, Placca Sudamericana, Placca Africana, Placca Indo-australiana, Placca Pacifica, Placca Nordamericana e Placca Euroasiatica.

Le placche minori principali sono: Placca di Nazca, Placca di Cocos, Placca Caraibica, Placca Scotia, Placca Araba o Arabica, Placca Scotia, Placca delle Filippine, Placca Anatoliana e Placca Juan de Fuca.

La placca è un dunque un elemento rigido che comprende sia crosta terrestre che crosta oceanica. La tettonica delle placche studia proprio il movimento delle zolle, analizzandone la struttura e i movimenti.

La nostra rubrica approfondirà ognuna di queste placche, dopo questo primo articolo introduttivo ma doveroso, per capire come funzionano alcuni meccanismi. Il mese prossimo faremo tappa in Islanda e poi lungo la Rift Valley. Venite con noi?

Articolo di Guido Frate

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Voce del Verbo ODIARE

Gli haters sono utenti che spesso si nascondono dietro falsi profili il cui scopo è solo ed esclusivamente quello di offendere qualcuno, senza motivo. Sono dei bulli del web, denominati anche cyberbulli e diffondono odio online, forti di stare dietro il confine immaginario di una tastiera. L’odio online può avere forme e obiettivi diversi. Si può parlar male di singole persone, di partiti politici o anche di intere classi sociali. Non importa il ruolo o l’età, gli haters prendono di mira tutti, anzi, più si è noti e più aumenta la possibilità di essere vittime di insulti e prese in giro. Naturalmente gli haters non offrono mai argomentazioni logiche e ponderate, non hanno un pensiero ben definito e strutturato, forse non hanno nemmeno un pensiero “loro”, ma solo pensieri “contro”, come se fossero incapaci di ragionamenti costruttivi o come se il loro atteggiamento critico fosse a priori un semplice meccanismo per sfogare la rabbia e la frustrazione.

Impossibile ragionarci, puoi solo dar loro ragione o lasciarli perdere. Questi odiatori sono sempre esistiti, ma sono emersi in tutta la loro evidenza a causa dei social media: prima non erano numerosissimi, potevi scegliere di evitarli o ignorarli, la loro presenza era meno ingombrante e meno fastidiosa. Invece con l’avvento di internet e, in particolare, dei social network, questi haters non puoi più né ignorarli né evitarli. Ci devi fare i conti. Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook, ha ribadito di voler costruire un mondo libero dall’odio, lo stesso mondo a cui aspira il 70% dei navigatori del web, che si dichiara stanco dell’ostilità che avvelena i social media, stanco del cosiddetto “hate speech”. Oggi, trovare delle persone che sappiano valorizzare ogni vita, ogni essere umano, sembra davvero difficile e proprio per questo bisogna cercare di eliminare i pensieri negativi che si hanno sulle differenze tra le persone, cercando di vivere tutto in modo più sereno senza offendere o far sentire inadeguato il prossimo, poiché siamo tutti uguali e meritiamo tutti di essere felici.

Gli episodi di violenza e di discriminazione sul web, purtroppo, sono ormai all’ordine del giorno ed inoltre c’è un’enorme diffusione di notizie false che dobbiamo imparare a riconoscere. Su questo scriveremo presto un nuovo articolo, perché il confine tra falsa notizia e verità ci sembra degno di nota e di maggiore riflessione ed esplorazione. Tornando agli haters, nell’ultimo periodo ci sono stati vari insulti e prese in giro su personaggi pubblici come Liliana Segre, attivista politica superstite dell’olocausto e testimone della shoah italiana che il 19 gennaio 2018 è stata nominata senatrice a vita. La Segre ha ricevuto circa 200 insulti e minacce al giorno sui social media e durante un convegno ha così commentato, con un sorriso e una battuta, quell’ondata di aggressività che si è scatenata contro di lei sul web: “Non ne ho letto neanche uno. Sono vecchio stile faccio già fatica con il mio telefonino“.

Ad essere presi di mira sono stati, tra gli altri, anche i Ferragnez, la famosissima coppia formata da Chiara Ferragni (imprenditrice, blogger, designer e influencer italiana) e Federico Leonardo Lucia (in arte Fedez, noto rapper italiano). I due sono stai colpiti fortemente dal fenomeno degli haters, che li hanno insultati soprattutto per la gestione del figlio, nonché per i post e le foto che pubblicano sui social network.

Proprio per discutere dell’uso consapevole della rete e del crescente problema del cyberbullismo e degli haters è stato istituito il SAFER INTERNET DAY, la giornata mondiale per la sicurezza in rete che ha lo scopo di far riflettere i giovani sull’uso della rete. Il SID è un evento di portata internazionale che si svolge ogni anno a febbraio, qui il sito, qualora voleste saperne di più. Questo fenomeno degli odiatori seriali online ci deve però far riflettere in maniera più ampia: come mai queste persone covano così tato odio? Come mai col favore dell’anonimato che utilizzano sul web, dietro il confine immaginario di uno schermo di un pc o di un telefono, queste persone si sentono più forti e in grado di arrivare a offendere? Dovremmo interrogarci su questo. E capire cosa stiamo sbagliando, perché nel 2019 in un mondo che si dice moderno e civile, come il nostro, questo fenomeno ci lascia perplessi.

Mariarita D’Onofrio e Agnese Lauriente, III C