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Frontiere e confini

Articoli Recenti, Frontiere e confini

Chi vuol esser lieto, sia.

Lorenzo il Magnifico

“Chi vuol esser lieto, sia” dice il titolo. Vi state chiedendo dove vogliamo arrivare? Ve lo sveliamo nel corso di questo pezzo, dedicato a Lorenzo de’ Medici, detto il Magnifico, che non è solo il terzo rappresentante dell’illustre famiglia dei Medici, grandi Signori di Firenze, ma è il vero e proprio ago della bilancia nel periodo delle signorie italiane, come abbiamo studiato in storia. Oltre a essere un politico di rilievo, Lorenzo il Magnifico è stato anche scrittore, mecenate, umanista e poeta. Ed è per questo che ne parliamo su Geostorie: per il suo essere costantemente sul confine, per il suo essere poliedrico e pieno di sfaccettature, per il suo saper vivere pienamente il suo tempo. Il suo amore per le arti insieme alla sua enorme capacità di gestire il potere politico, ne hanno fatto un uomo chiave del Rinascimento in Italia,

Nacque nel 1449 e, dopo la morte del padre Piero, divenne Signore di Firenze ad appena vent’anni. Lorenzo imparò ad amare la natura e la campagna, ricevette una educazione umanistica seguendo lezioni di poetica ed eloquenza da Cristoforo Landino e, grazie al nonno Cosimo, ebbe molti contatti con re e principi. Era ancora un ragazzo quando iniziò ad essere chiamato “il Magnifico”, che era titolo onorifico più elevato della Repubblica Fiorentina e, alla morte precoce del padre, lui e il fratello Giuliano vennero anche nominati “Principi dello Stato”. Questo la dice lunga sulla personalità carismatica di questo personaggio che si dimostrò diplomatico abilissimo e politico di grande intelligenza, capace di trasformare completamente l’ordinamento interno della sua città.

Morì nel 1492, quasi simbolicamente a dirci che con lui finisce il Medioevo e si entra in un’età del tutto nuova, l’età Moderna che si fa convenzionalmente iniziare con la scoperta dell’America, proprio in questo anno. Nei primi anni di governo Lorenzo riuscì a sopprimere le ribellioni delle città che dipendevano da Firenze, come Prato e Volterra, che sono i casi più celebri, e riuscì anche a sfuggire alla congiura dei Pazzi, nella quale però il fratello Giuliano rimase assassinato. Svolse un ruolo fondamentale di ago della bilancia tra le piccole potenze e signorie della penisola italiana, equilibrio che però, come spesso accade, non riuscì a sopravvivere alla morte del grande leader che sa mantenerlo. E infatti dopo la sua morte l’Italia vede l’invasione di Carlo VIII. L’educazione ricevuta e l’ambiente colto nel quale crebbe gli permisero anche di sviluppare ed esercitare le proprie capacità oratorie. Tra le occasioni più rappresentative ricordiamo il discorso recitato in Consiglio, e affisso in piazza di San Miniato, con il quale Lorenzo comunicò ai diplomatici e al popolo l’intenzione di avviare le trattative di pace con Ferdinando I d’Aragona, recandosi esso stesso a Napoli a rischio della propria vita, per il bene della patria. Lorenzo fu sempre rispettato dai sovrani stranieri, che lo consideravano un vero e proprio re, ed inoltre legò il suo nome al Rinascimento Fiorentino e ad artisti quali Michelangelo, Poliziano, Botticelli e Pico della Morandola: la sua corte rifletteva il suo amore per l’arte e la poesia.

Amava molto i pittori e gli scultori che sapevano fare uno strappo alla regola e invece di dipingere o di scolpire cose o persone antiche, dipingevano e scolpivano il periodo contemporaneo, parlavano con il cuore e non con la mente. Non cercavano né il concetto profondo né i simboli, cercavano di cogliere l’attimo. E, a proposito di questo, il Magnifico fu anche un letterato che, oltre a riaprire l’Università di Pisa ed accogliere importanti intellettuali, scrisse odi e poesie. La sua opera più famosa è il Trionfo di Bacco e Arianna, in cui si esalta la vita, in cui si invita a cogliere l’attimo, ed essere felici e a vivere il presente , perché “di doman non c’è certezza” e quindi “chi vuol esser lieto, sia“. E ancora ci ricorda una cosa bellissima e vera: “non può fare a Amor riparo, se non gente rozze e ingrate“. Nessuno può resistere all’Amore, solo chi non è nobile d’animo.

Vi lasciamo così, con i suoi versi, invitandovi a rifletterci su. Noi li troviamo bellissimi.

Articolo di Greta Mannella, classe II C.


Articoli Recenti, Confini Reali, Frontiere e confini, Geologia, Tra le placche

Placche e confini: un’introduzione

Islanda

Confini reali, realissimi. E instabili. La terra si suddivide in una ventina di placche tettoniche e gli scienziati concordano su questo: ci dicono che in origine il mantello terrestre era costituito da magma fluido che, con il progressivo raffreddamento, si è trasformato in roccia solida, quella che chiamiamo litosfera. Inizialmente due unici grandi continenti si spostarono e si espansero entrambi in direzione dell’equatore, scontrandosi tra di loro e formando così un super continente. A provocare lo spostamento delle placche è il calore che viene dall’interno della terra che, una volta raggiunta la litosfera, genera energia per spingere e spostare le placche. Questo supercontinente a sua volta si fratturò dando origine ad una decina di placche o zolle tettoniche principali ed altre micro placche.

Le placche, o zolle, “galleggiano” sullo strato sottostante al mantello superiore, l’astenosfera, e muovendosi (grazie alla spinta di cui parlavamo prima) possono collidere, scorrere l’una accanto all’altra o allontanarsi fra loro. Per questo, nel corso della storia della terra, i continenti  hanno subito numerosi mutamenti di forma e dimensioni, proprio perché queste placche interagiscono tra di loro attraverso queste linee di confine, lungo le quali avvengono i fenomeni endogeni che tutti conosciamo, quali ad esempio orogenesi, terremoti, eruzioni vulcaniche.

Analizziamo da vicino, però, a proposito di confini, i margini di zolla in base ai tre movimenti appena accennati. Troviamo tre tipi di margini, tutti instabili e tutti in continuo movimento:

  • Margini a scorrimento laterale o conservativi: lungo questi margini le zolle scorrono lateralmente l’una rispetto all’altra. Le faglie trascorrenti e quelle trasformi fanno parte di questa categoria e l’esempio più famoso di questo tipo di faglia è rappresentato dal complesso della famosa Faglia di Sant’Andrea, in California, tra la placca Nordamericana e quella Pacifica.
Faglia di Sant’Andrea
  • Margini divergenti o costruttivi: lungo questi margini le zolle, invece, si allontanano l’una dall’altra e creano delle faglie. Lo spazio così creatosi viene occupato da nuova litosfera oceanica, che si genera dalla risalita di rocce più leggere che, a sua volta, va ad insinuarsi tra quelle più pesanti. Un importante esempio è la Rift Valley, in Africa orientale, che si è creata proprio dalla separazione delle placche tettoniche Africana e Araba, o anche dalla placca che taglia in due l’Islanda, che per il suo intero territorio si colloca proprio sulla dorsale medio-atlantica, che separa la placca Nordamericana da quella Euroasiatica.
Rift Valley
  • Margini convergenti o di subduzione, distruttivi o di sovrascorrimento: come dicono i nomi stessi, lungo questo tipo di margine una zolla, avvicinandosi all’altra, si sovrappone ad essa. Un esempio di questo tipo è il margine orientale della placca di Nazca, che slitta sotto quello occidentale della zolla Sudamericana, dando origine alla lunghissima catena montuosa delle Ande.
Placca di Nazca

Le placche maggiori sono: Placca Antartica, Placca Sudamericana, Placca Africana, Placca Indo-australiana, Placca Pacifica, Placca Nordamericana e Placca Euroasiatica.

Le placche minori principali sono: Placca di Nazca, Placca di Cocos, Placca Caraibica, Placca Scotia, Placca Araba o Arabica, Placca Scotia, Placca delle Filippine, Placca Anatoliana e Placca Juan de Fuca.

La placca è un dunque un elemento rigido che comprende sia crosta terrestre che crosta oceanica. La tettonica delle placche studia proprio il movimento delle zolle, analizzandone la struttura e i movimenti.

La nostra rubrica approfondirà ognuna di queste placche, dopo questo primo articolo introduttivo ma doveroso, per capire come funzionano alcuni meccanismi. Il mese prossimo faremo tappa in Islanda e poi lungo la Rift Valley. Venite con noi?

Articolo di Guido Frate

Articoli Recenti, Attualità: come va il mondo, Confini Immaginari, Frontiere e confini

Voce del Verbo ODIARE

Gli haters sono utenti che spesso si nascondono dietro falsi profili il cui scopo è solo ed esclusivamente quello di offendere qualcuno, senza motivo. Sono dei bulli del web, denominati anche cyberbulli e diffondono odio online, forti di stare dietro il confine immaginario di una tastiera. L’odio online può avere forme e obiettivi diversi. Si può parlar male di singole persone, di partiti politici o anche di intere classi sociali. Non importa il ruolo o l’età, gli haters prendono di mira tutti, anzi, più si è noti e più aumenta la possibilità di essere vittime di insulti e prese in giro. Naturalmente gli haters non offrono mai argomentazioni logiche e ponderate, non hanno un pensiero ben definito e strutturato, forse non hanno nemmeno un pensiero “loro”, ma solo pensieri “contro”, come se fossero incapaci di ragionamenti costruttivi o come se il loro atteggiamento critico fosse a priori un semplice meccanismo per sfogare la rabbia e la frustrazione.

Impossibile ragionarci, puoi solo dar loro ragione o lasciarli perdere. Questi odiatori sono sempre esistiti, ma sono emersi in tutta la loro evidenza a causa dei social media: prima non erano numerosissimi, potevi scegliere di evitarli o ignorarli, la loro presenza era meno ingombrante e meno fastidiosa. Invece con l’avvento di internet e, in particolare, dei social network, questi haters non puoi più né ignorarli né evitarli. Ci devi fare i conti. Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook, ha ribadito di voler costruire un mondo libero dall’odio, lo stesso mondo a cui aspira il 70% dei navigatori del web, che si dichiara stanco dell’ostilità che avvelena i social media, stanco del cosiddetto “hate speech”. Oggi, trovare delle persone che sappiano valorizzare ogni vita, ogni essere umano, sembra davvero difficile e proprio per questo bisogna cercare di eliminare i pensieri negativi che si hanno sulle differenze tra le persone, cercando di vivere tutto in modo più sereno senza offendere o far sentire inadeguato il prossimo, poiché siamo tutti uguali e meritiamo tutti di essere felici.

Gli episodi di violenza e di discriminazione sul web, purtroppo, sono ormai all’ordine del giorno ed inoltre c’è un’enorme diffusione di notizie false che dobbiamo imparare a riconoscere. Su questo scriveremo presto un nuovo articolo, perché il confine tra falsa notizia e verità ci sembra degno di nota e di maggiore riflessione ed esplorazione. Tornando agli haters, nell’ultimo periodo ci sono stati vari insulti e prese in giro su personaggi pubblici come Liliana Segre, attivista politica superstite dell’olocausto e testimone della shoah italiana che il 19 gennaio 2018 è stata nominata senatrice a vita. La Segre ha ricevuto circa 200 insulti e minacce al giorno sui social media e durante un convegno ha così commentato, con un sorriso e una battuta, quell’ondata di aggressività che si è scatenata contro di lei sul web: “Non ne ho letto neanche uno. Sono vecchio stile faccio già fatica con il mio telefonino“.

Ad essere presi di mira sono stati, tra gli altri, anche i Ferragnez, la famosissima coppia formata da Chiara Ferragni (imprenditrice, blogger, designer e influencer italiana) e Federico Leonardo Lucia (in arte Fedez, noto rapper italiano). I due sono stai colpiti fortemente dal fenomeno degli haters, che li hanno insultati soprattutto per la gestione del figlio, nonché per i post e le foto che pubblicano sui social network.

Proprio per discutere dell’uso consapevole della rete e del crescente problema del cyberbullismo e degli haters è stato istituito il SAFER INTERNET DAY, la giornata mondiale per la sicurezza in rete che ha lo scopo di far riflettere i giovani sull’uso della rete. Il SID è un evento di portata internazionale che si svolge ogni anno a febbraio, qui il sito, qualora voleste saperne di più. Questo fenomeno degli odiatori seriali online ci deve però far riflettere in maniera più ampia: come mai queste persone covano così tato odio? Come mai col favore dell’anonimato che utilizzano sul web, dietro il confine immaginario di uno schermo di un pc o di un telefono, queste persone si sentono più forti e in grado di arrivare a offendere? Dovremmo interrogarci su questo. E capire cosa stiamo sbagliando, perché nel 2019 in un mondo che si dice moderno e civile, come il nostro, questo fenomeno ci lascia perplessi.

Mariarita D’Onofrio e Agnese Lauriente, III C

Articoli Recenti, Frontiere e confini, Il confine tra i mondi: la vita ultraterrena

Umano/Alieno

Quanto è antica l’umanità? Da dove viene? In che rapporto è con gli elementi o gli abitanti al di fuori dei confini terresti? Esistono abitanti extra-terrestri? Queste sono domande che l’uomo si pone da sempre e chissà se troverà presto una risposta. Ancora oggi, la scienza si ritrova a discutere sull’origine della vita e sull’origine dell’uomo. Di solito, ci si basa sui due poli del darwinismo e del creazionismo. Tuttavia, secondo alcuni ricercatori di frontiera, c’è dell’altro.

Ma andiamo per gradi: che cos’ è la vita? C’è chi considera vita ogni molecola capace di riprodursi autonomamente e chi considera vita l’insieme organizzato di materia ed energia. Ma ancora, come si è evoluta la vita? Alcune teorie evidenziano che l’Homo Sapiens non avrebbe potuto diventare,  in così breve tempo (circa 30.000 anni al massimo), come gli esseri umani di adesso. Manca, quindi, una specie di “anello di congiunzione”, che impedisce di dire con certezza la vera origine dell’ uomo. E così, secondo alcuni, potrebbe esserci stato un “aiuto” da parte di entità superiori, distanti miliardi di anni luce da noi. Solitamente, si dice che gli albori dell’ umanità vengano definiti dalla comparsa del primo ominide, quasi 5 milioni di anni fa; ma chi può dire che, in realtà, la Terra non sia stata abitata da esseri con un’ intelligenza molto superiore alla nostra?

La teoria evoluzionista spiega la realtà come risultato di un processo di sviluppo. Questa nasce dal celebre Charles Darwin, che si oppose alla dottrina, che credeva che tutto fosse stato “creato” (da qui il termine “creazionismo”) per mano di un Messia; invece, Darwin affermava che la nostra sarebbe stata un’evoluzione. Per la precisione, la teoria dice questo: “a ogni generazione, negli individui di una specie compaiono, in seguito a mutazioni nel DNA, nuovi caratteri: se sono vantaggiosi per la sopravvivenza, vengono trasmessi ai figli, e con il passare delle generazioni si diffondono, fino a diventare prevalenti nella popolazione; se invece essi sono svantaggiosi rispetto all’ambiente, diventano rari e scompaiono”.

E l’anello di congiunzione?Abbiamo detto che, secondo alcune ricerche, l’Homo Sapiens non si sarebbe potuto evolvere in così “poco tempo” in quello che noi siamo oggi ma è anche vero che nessuno è mai giunto a qualche prova di particolare importanza. Per questo ci chiediamo: e se un indeterminato soggetto dotato di intelligenza, poteri o macchinari impensabili avesse innescato in qualche modo una trasformazione? In questo caso, si creerebbe un ulteriore interrogativo: perché? 

Da sempre ci si interroga non solo sulla possibile esistenza di forme di vita nello spazio, ma anche sulle forme di vita intelligenti con cui si possa stabilire una comunicazione. Per questo, già da tempo proviamo ad inviare dei “messaggi”, destinati ad eventuali intelligenze extraterrestri. Proviamo in generale ad esplorare e capire di più su quel che riguarda il mondo extra-terrestre, al di là dei confini terrestri. Un esempio di tutto ciò sono le sonde Voyager, dotate di una placca di alluminio su cui sono stati incisi schemi e disegni, con lo scopo di scoprire di più su quello che ci circonda ma qualcuno dice anche per dare informazioni su noi e sulla nostra posizione nell’Universo ad un’entità non terrestre. Ci sarebbe tantissimo da aggiungere su questo, ricordiamo soltanto che il programma Voyager è un programma scientifico statunitense che ha portato al lancio di due sonde spaziali, chiamate Voyager 1 e Voyager 2, alla fine degli anni 70 del 900, per l’esplorazione del sistema solare esterno.

Esiste poi un altro progetto, il progetto SETI, della NASA, che utilizza radiotelescopi per captare e analizzare possibili segnali radio provenienti dalle stelle. SETI è l’acronimo di Search for Extra-Terrestrial Intelligence e il suo scopo è analizzare segnali radio in cerca di segni di intelligenze extraterrestri. A questo progetto partecipa anche l’Italia. La massa di dati da analizzare è enorme e i responsabili della ricerca hanno risolto il problema smistando i dati in “pacchetti” su milioni di personal computer privati che aderiscono al progetto SETI@home. I computer ricevono questi dati via Internet, mentre “riposano” (quando è attivo il salvaschermo), e rispediscono nello stesso modo i dati processati. Chiunque abbia un computer collegato a Internet, quindi, può partecipare a questo progetto, collegandosi al rispettivo sito.

PROPOSTA

Se hai del tempo libero, ti proponiamo questa attività. Svolgi una ricerca e informati meglio sul progetto legato alle sonde Voyager e sul progetto SETI. Indaga su come è stato preparato il disco contenente informazioni sulla vita terrestre. Poi, vai sul sito del progetto SETI, così da renderti conto di quali siano i risultati finora raggiunti e per scoprire come si può collaborare da casa. Terminati questi approfondimenti, avrai qualcosa in più da raccontare ad un tuo amico o ad una persona qualunque, e avrai una cultura ancora più vasta.

Articolo di Alessandro Chiappini

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LA FORZA DELLA MEMORIA

In occasione della morte di Pietro Terracina, sopravvissuto ad Auswitzch

Credo che la memoria abbia un grande potere, vale a dire quello di far rivivere nel tempo gli avvenimenti passati e da essi trarre insegnamenti. Invece l’uomo, pur essendo consapevole dei propri errori, non impara, non assimila nessun insegnamento dalla Storia e cade sempre vittima del proprio egoismo, ignorando così la grande forza della memoria che ci consentirebbe di costruire un futuro migliore proprio partendo dalle rovine del passato.

Pietro Terracina

Per questo è importante rendere omaggio a coloro che hanno vissuto da protagonisti avvenimenti di rilievo che non vanno dimenticati e che la memoria, appunto, rende ogni volta attuali. Così come non dovremmo dimenticare mai che tanto grande è l’intelletto dell’uomo e può portarlo a grandi imprese, tanto può essere causa della sua debolezza, se non viene usato per scopi volti al comune interesse.

Anna De Sanctis, III C

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L’era delle scoperte geografiche: voglia di scoprire e di superare i propri limiti

L’uomo ha sempre voluto esplorare nuove frontiere e luoghi sconosciuti. Sicuramente una tappa fondamentale di questo processo è stata la Scoperta dell’America. Molte scoperte ci sono state prima e molte ce ne saranno dopo, ma questa ha un fascino particolare perché avviene per un grosso errore di calcolo e, al contempo, in un momento d’oro per le esplorazioni: l’era delle grandi scoperte geografiche, che inizia nella seconda metà del Quattrocento poiché si volevano ricercare nuovi modi di scambi e si voleva dare impulso allo sviluppo della navigazione.

I Portoghesi, per esempio, che non avevano accesso – soprattutto per via della loro posizione geografica, ma anche a causa del dominio turco – alla Via della Seta e al Mar Mediterraneo, decisero che l’Oceano Atlantico, il loro mare, non gli avrebbe più fatto troppa paura.

Decisero quindi di superare un limite.

Iniziarono così prima a studiare (Coimbra è ancora oggi un’università importante e Sagres era una scuola nautica prestigiosa), poi a esplorare. Grazie a strumenti perfezionati come la bussola, l’astrolabio, i portolani e le caravelle raggiunsero risultati sempre maggiori, anche grazie a Enrico il Navigatore, il sovrano portoghese, che diede una spinta alle esplorazioni. Vasco da Gama per esempio riuscì a circumnavigare l’Africa.

Poi, un genovese, Cristoforo Colombo, pensò di aver scoperto una nuova rotta per arrivare alle favolose Indie, descritte come terre ricchissime e piene di meraviglie da Marco Polo ne “Il Milione”, coi suoi “tetti d’oro” e le tradizioni uniche. Colombo inizialmente chiese di farsi finanziare il viaggio prima ai portoghesi, poi agli inglesi. In entrambi i casi ci si rese conto di un errore di calcolo, e quindi Colombo si vide i soldi negati per ben due volte. Finalmente la sua proposta venne accettata dai sovrani spagnoli che sapevano lo stesso dell’errore, ma che capirono i vantaggi che avrebbero avuto qualora davvero Colombo fosse arrivato alle Indie. Colombo partì con le sue tre caravelle e arrivò, il 12 ottobre 1492, arrivò sull’Isola di San Salvador, nel Mar dei Caraibi, pensando che quelle fossero le Indie. Egli tornò in Spagna senza nessuna ricchezza ma affermò di aver trovato il Paradiso Terrestre, per la bellezza di questi territori. I re spagnoli non furono contenti di questo e lo rimandarono varie volte in America finché, in una piccola cittadina, egli morì senza nessun riconoscimento.

Però il successo di Colombo fu la spinta affinché nel 1497, Caboto raggiunse il Nordamerica; nel 1500 Cabral arrivò in Brasile e poi Amerigo Vespucci giunse in Sudamerica, chiarendo che non si trattava dell’Asia ma di un continente nuovo, l’America, che da lui prese il nome. Infine, Ferdinando Magellano circumnavigò il Mondo intero, insieme ad Antonio Pigafetta.

Il mondo, alla fine, divenne in un attimo molto più grande di quello che si pensava, grazie a un limite oltrepassato.

di Giuseppe D’Amico e Gabriele Quaranta, II B

Confini Reali, Frontiere e confini

EuropaMondo

Siamo giovani e siamo europei. Alcuni diranno: “Che sfortuna, volevo essere americano”, oppure “Uffa, avrei voluto nascere in un paradiso tropicale”. Potranno dirci che il Giappone è più innovativo o che in Nuova Zelanda la natura è meravigliosa. Tutto vero.

Ma io dico che nei Paesi europei si sta bene, per esempio si può girare dall’Italia alla Svezia al Portogallo con la sola carta d’identità ed entrare così in contatto con culture diverse in modo molto semplice e farsi amici nuovi con facilità. Per non parlare della grande varietà paesaggista e naturalistica dell’Europa: dai freddi Paesi Scandinavi passiamo ai “calienti” Paesi Mediterranei e cambia la vegetazione, il clima e, di conseguenza, le tradizioni. E cambia l’architettura, il modo di vestire.

Ma abbiamo delle grandissime conquiste comuni, noi europei, che ci avvicinano e ci rendono affini. Innanzitutto il grande rispetto della vita umana, cosa che viene da un lungo percorso di lotte e di condivisione di idee, ma che oggi distingue alcune parti di mondo da altre, in cui manca questo rispetto e la vita è decisamente più dura. Poi, la nostra forma di governo è la democrazia, che abbiamo ereditato dalla Grecia antica e che nel suo complesso è positiva, soprattutto se pensiamo che in altre zone del mondo esistono ancora dittature, esiste la pena di morte e molti cittadini non hanno nemmeno il diritto al voto.

Infine, abbiamo uno spirito simile, fatto di libertà, di rispetto e tolleranza. O almeno la maggior parte degli europei. Abbiamo avuto la Rivoluzione Francese, che ci ha dato i valori cardine che ancora oggi perseguiamo. Abbiamo avuto la Rivoluzione Industriale, o meglio le rivoluzioni industriali, che oggi hanno portato a un terziario sviluppato e competitivo e a innovazioni tecnologiche di grande importanza. Certo ci sono pro e contro, come in ogni cosa. Ci sono stati periodi brutti nella nostra Storia, periodi di cui ci dovremmo anche vergognare e situazioni in cui non abbiamo fatto del nostro meglio. Ma io penso sia giusto prendere il bello che oggi abbiamo e valorizzarlo e apprezzarlo. E partire da qui, per migliorare. Per non ripetere gli errori del passato, per esempio, o per cercare di essere cittadini consapevoli, cittadini migliori. Tenendo conto che c’è un mondo complesso che ci circonda. Che ci accoglie.

Dunque, vivere l’Europa guardando al Mondo, abitare il Mondo amando l’Europa.

di Alessandro Tocci, classe IIB, as 2019-2020

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Il mercante di luce

Non importa quanto si vive, ma con quanta luce dentro”.

Un messaggio bellissimo quello che ho tratto da questo libro. Un testo che mi ha scavata dentro. Il mercante di luce è uno di quei libri emozionanti ed intriganti, da leggere tutto d’ un fiato. Narra fatti, favole, storie e poesie in solo una centinaia di pagine e racconta la storia di un ragazzo, Marco, e di suo padre, insegnante e appassionato di greco, Quondam. I due, insieme, si trovano a vivere tante emozioni diverse. Quondam divorzia con Miranda spiegando tutto in una lettera ed è in crisi per la malattia del figlio. Leggendo questo libro si percepisce un grande e profondo senso nelle parole e nella vita, anche quando sembra tutto perduto. Marco purtroppo soffre di progeria, una malattia genetica dovuta alla mutazione di un gene del DNA e questo purtroppo è indice di una vita molto breve. Ma l’aspetto peggiore è che Marco lo sa, la progeria non coinvolge le cellule celebrali, quindi, per tutti i suoi diciassette anni di vita sarà curioso, emotivo, consapevole, brillante ed intelligente. Quondam nonostante il dolore vuole dare a suo figlio la sua parte migliore, la cultura, e quindi nella brevissima vita di Marco, Stefano cerca di fargli vivere tutto il tempo di un’esistenza normale, raccontandogli di poeti ed eroi greci, cercando di sorpassare la paura con la forza della bellezza. Durante il racconto emergono moltissimi personaggi, tanti oggetti (come il taccuino di Marco e il pallone da calcio), mille storie greche, eventi significativi e un vortice di emozioni che partono dalla rabbia e dalla tristezza fino ad arrivare alla gioia e all’amore, il sentimento più complesso di tutti. Amore in senso lato.

“L’amore è ossessione; non designa un termine, non disegna un futuro, non esiste un progetto, un “faremo”, un “saremo”, e non esistono perché. Questa passione brilla di una luce così intensa , così insopportabile alla vista che non può durare più di un attimo, poi è solo il buio dell’attesa nella speranza di un altro evento simile…(pag 85)”  

Il vero protagonista del romanzo è proprio lui: l’Amore- L’amore per la letteratura greca, l’amore per Miranda –che resta amore anche se finisce, perché in fondo l’amore si trasforma ma non finisce mai-. O, ancora, l’amore di Marco per il calcio, l’amore di Quondam per il figlio e viceversa. Insomma, alla fine mi sono accorta che senza questo sentimento non sarebbe successo niente, che forse le nostre vite le muove l’amore. E che l’amore va oltre i confini, come le geostorie che qui raccontiamo, perché è fortissimo, perché non lo puoi chiudere in una stanza. E mi sono accorta che è l’amore a generare luce.

Marco è allora il mercante di luce perché è riuscito a insegnare a suo padre che esiste un senso che va oltre le apparenze, che è proprio dell’anima, degli uomini nobili. E che quel senso va cercato, alla fine dei giochi. C’è chi rischia di non trovarlo. Quondam lo trova grazie al figlio. Qualcuno forse l’amore ce lo deve spiegare. Con i fatti, però. Così da poterlo insegnare e trasmettere a nostra volta. E così Quondam, dopo un mese dalla morte del figlio, torna a lavorare: pur mantenendo dentro di sé il vuoto più grande del mondo, negli occhi, nella mente e nel cuore porterà per sempre “la luce” di Marco.

Recensione di Elia Buzzelli


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Les barrières linguistiques

L’expression barrière linguistique décrit l’incapacité de plusieurs personnes de langue maternelle différente à communiquer entre elles.

Dans le passé, les barrières linguistiques étaient très fortes. À l’époque, en particulier dans les pays les moins avancés, les gens du même pays ne pouvaient pas communiquer parce qu’ils parlaient de différentes langues. Aujourd’hui, ce problème peut être surmonté, depuis l’enfance.
Aujourd’hui, à l’école, nous apprenons plusieres langues ètrangères: l’Anglais mais aussi le Français, l’Ḗspagnol, l’Allemand, le Grec, le Latin et beaucoup d’autres langues.
De nos jours, on parle beaucoup de «compétences», comme d’aptitudes que nous avons personnellement et que nous sommes censés maitriser pour mieux évoluer dans notre vie personnelle et professionnelle.

Le domaine des langues n’échappe pas à cette tendance. À l’heure de la mondialisation et de l’ouverture des frontières, il ne faut plus avoir peur des barrières linguistiques et, au contraire, se donner les chances de les outrepasser.
Le cadre Européen Commun de Référence pour les Langues existe depuis 2002 et a pour objectif de mesurer les compétences en langues étrangères dans chaque État membre, mais aussi sur d’autres continents et est disponible en 40 langues.

Les compétences linguistiques sont évaluées sur 6 niveaux : débutant (A1, A2), intermédiaire (B1, B2), avancé (C1 et C2) et fournissent aussi une base pour la reconnaissance mutuelle de certifications en langues.
Nous élèves de la dernière année de l’école Alda Merini, nous avons suivi un cours de préparation pour soûtenir l’examen pour la Cèrtification en Langue Française DELF (Diplôme d’études en langue française). Il y avait deux cours pour deux niveaux: DELF A1 et DELF A2, tenus par nos professeurs de Français. L’éxamen pour le DELF A1 a eu lieu le 13 mai, et le 15 mai pour le niveau A2. Après cet examen, nous obtiendrons (on l’éspère) le cértificat de langue Français du niveau réspectif.
Le Diplôme d’Études en Langue Française (DELF) est un diplôme décerné par le ministère de l’éducation nationale français. Il valide le niveau de maîtrise du français langue étrangère du candidat dans toutes les compétences linguistiques: expression écrite et orale, compréhension écrite et orale. C’est un diplôme reconnu dans le monde entier et valide à vie. Nous avons soûtenu même des épreuves en langue anglaise pour cértifier nos compétences à la fin de ce premier cycle scolaire (INVALSI).

Ḗtudier une langue étrangère c’est une façon de rapprocher les peuples et les gens et de rencontrer de nouveaux amis, dans un monde global et interculturel.

Article de Davide Fantone

Confini Immaginari, Fantascienza, Frontiere e confini, Interviste, La linea sottile tra presente e futuro, Rubriche

Intervista a Fabrizio Farina

Intervista a Fabrizio Farina, curatore dei due volumi “Viaggi nello spazio” e “Viaggi nel tempo”, Einaudi.

Buongiorno Fabrizio e grazie per averci concesso un po’ del suo tempo e del suo “sapere”. Abbiamo letto “Viaggi nello spazio” e “Viaggi nel tempo” e li abbiamo amati da subito, entrambi. Li abbiamo scelti e poi letti perché, sul nostro sito, stiamo approfondendo la tematica del confine, di quanto sia giusto superarlo, di quanto i limiti spesso ci condizionino e di quel che c’è oltre questi limiti, reali o immaginari che siano. Superare, in qualche modo, tempo e spazio ci sembra la nuova frontiera da raggiungere. Lei ci ha fatto sognare con i brani dei grandi scrittori selezionati che hanno raccontato nelle loro opere viaggi nel tempo e nello spazio appunto. In base a cosa li ha selezionati?

Nel caso dei volumi sul tempo, spazio e ora la Luna, il criterio è quello di selezionare dei racconti che trattino il tema in modo originale, che siano ben scritti, che raccontino l’argomento in maniera accattivante (cosa che fortunatamente nella letteratura di fantascienza non manca) e se si ha la fortuna di trovarli, anche dei racconti inediti che rendono l’antologia ancora più interessante e unica.

Lei è il curatore di questi due volumi. Cosa fa tecnicamente il curatore?

Il compito del curatore è scegliere i racconti in base al proprio gusto e sensibilità. Per farlo bisogna leggere molto, non solo con occhio critico ma immergendosi nelle atmosfere delle diverse storie in cui ci si imbatte. Farsi trasportare insomma dalla fantasia degli scrittori.

Secondo lei viaggeremo presto davvero nel tempo e nello spazio? Se fosse possibile, lei partirebbe?

Nello spazio, come già sapete e seppur in modo limitato, ci siamo stati, il cosmonauta Jurij Gagarin il 12 aprile del 1961 fu il primo uomo nello spazio e 8 anni dopo la missione Apollo 11 porto Neil Armstrong e Buzz Aldrin a mettere piede sul suolo lunare. Il prossimo passo sarà portare l’uomo su Marte ed è questione di tempo, potrebbe già essere tra di voi chi porterà a termine questa impresa.  Sul viaggio nel tempo nutro molti dubbi, a livello teorico alcuni scienziati sostengono sia possibile, ma in pratica è ancora impossibile. Anche se tutti noi si viaggia nel futuro, solo che lo si fa di secondo in secondo.

Si è divertito di più a viaggiare nel tempo o nello spazio, scrivendo? Ma soprattutto, tempo e spazio possono davvero essere distinti? Noi abbiamo chiamato il nostro sito Geostorie, proprio perché le storie esistono nella geografia e viceversa. Può valere un po’ lo stesso discorso per una sorta di spaziotempo?

È come chiedere se vuoi più bene a papà o mamma: diciamo entrambi, anche se forse i viaggi nel tempo per la loro natura tutta “inverosimile” mi hanno affascinato di più. Lo spazio e il tempo sono inscindibili, la loro correlazione oltre che teorica è anche pratica. Infatti si parla sempre di spazio tempo, le distanze spaziali si calcolano in “anni luce” che è una quantità di tempo.

Nei due volumi ci sono brani tratti da Bradbury, Dick, Poe, Salgari, Voltaire: immaginiamo lei ami tutti questi scrittori, ma ce n’è uno che preferisce? Perché?

Amo Dick, per la sua capacità di prevedere il futuro, le invenzioni e le conseguenze che queste hanno sulla società. Di Bradbury mi piace la capacità di farti sentire dentro le avventure dei personaggi dei suoi racconti. Poe è un caso a parte, la sua scrittura la si ama a prescindere dalla storia che ti sta raccontando.

Le sue copertine sono sempre bellissime, specie quella di “Viaggi nel tempo” con l’illustrazione di Alejandro Burdisio. Quanto conta secondo lei la copertina in un libro? Lo chiediamo alla persona giusta vista la sua esperienza come cover designer…

La copertina è la faccia del libro, quella con cui si presenta in pubblico, deve attirare, farsi vedere senza esagerare, deve incuriosirti al punto di prendere in mano il libro e farti entrare in contatto con l’oggetto.

Cosa bolle adesso in pentola? C’è qualche nuovo lavoro in cantiere? Noi speriamo di sì, per poter viaggiare ancora insieme.

A giorni uscirà la terza antologia “Viaggi sulla Luna”, che raccoglie i racconti di autori di fantascienza come Ballard, Clarke e Heinlein e scrittori non propriamente del genere come Malerba, Landolfi e Buzzati, ma che ci portano, ognuno a suo modo, sulla Luna, a cinquant’anni dallo storico allunaggio avvenuto il 21 luglio del 1969.

Grazie.

Grazie a voi, ragazzi. Alla prossima.