Browsing Category

Recensioni libri e film

Frontiere e confini, Recensioni libri e film, Rubriche

Aquile randagie

Anno di produzione: 2019

Regia: Gianni Aureli

Genere: storico

La vicenda, ambientata in Lombardia tra il 1932 e il 1945, racconta la storia di un gruppo scout che, pur avendo ricevuto l’ordine di sciogliersi a causa delle imposizioni  fasciste, continua ad incontrarsi di nascosto in una radura della Val Codera per portare avanti la propria attività e i propri ideali. Quando, nel 1938, anche in Italia vengono emanate le leggi razziali, alcuni membri adulti del gruppo aderiscono all’O.S.C.A.R, l’associazione antifascista segreta, nata per salvare le famiglie ebree di Milano. Rischiando ripetutamente la propria vita, si danno da fare per nascondere tantissime persone a cui portavano da mangiare e il necessario per sopravvivere;  producono documenti falsi e  accompagnano decine e decine di ebrei al confine con la Svizzera, per aiutarli a mettersi in salvo. A volte andavano, assieme ad un sacerdote scout, a benedire i corpi di persone fucilate, abbandonati in mezzo alla strada senza alcuna pietà. Intanto la guerra stava evolvendo a favore degli Alleati; la speranza che quella tragedia  finisse presto era sempre più concreta; infatti una mattina, due degli scout adulti, ascoltando la radio appresero la notizia che la Germania si era arresa e che erano finalmente liberi.

Ho avuto l’occasione di vedere  questo film e ve lo consiglio. Certo, in qualche passaggio può risultare un po’ lento e noioso, però  nel complesso l’ho trovato molto interessante perché racconta una storia vera e  soprattutto perché trasmette un messaggio molto importante, uno su tutti in particolare, sul quale noi giovani dovremmo  riflettere: il coraggio di lottare contro ogni forma di oppressione e di ingiustizia, riassunto nella frase pronunciata dal capo scout: “Noi dureremo un giorno in più dei fascisti”. Ho capito che valori fondamentali, quali la libertà , l’uguaglianza, il rispetto  verso gli altri non sono scontati: li abbiamo ricevuti, dobbiamo apprezzarli e saperli mantenere. 

Curiosità: l’8 Gennaio 2020 il film è stato proiettato  al Parlamento Europeo di Bruxelles, nell’ambito di un incontro dal titolo “Memory and Resistance Today”;  riconoscimento, questo, toccato a pochissimi film italiani.

Confini Immaginari, Contaminazioni, Frontiere e confini, Recensioni libri e film, Rubriche

Il mercante di luce

Non importa quanto si vive, ma con quanta luce dentro”.

Un messaggio bellissimo quello che ho tratto da questo libro. Un testo che mi ha scavata dentro. Il mercante di luce è uno di quei libri emozionanti ed intriganti, da leggere tutto d’ un fiato. Narra fatti, favole, storie e poesie in solo una centinaia di pagine e racconta la storia di un ragazzo, Marco, e di suo padre, insegnante e appassionato di greco, Quondam. I due, insieme, si trovano a vivere tante emozioni diverse. Quondam divorzia con Miranda spiegando tutto in una lettera ed è in crisi per la malattia del figlio. Leggendo questo libro si percepisce un grande e profondo senso nelle parole e nella vita, anche quando sembra tutto perduto. Marco purtroppo soffre di progeria, una malattia genetica dovuta alla mutazione di un gene del DNA e questo purtroppo è indice di una vita molto breve. Ma l’aspetto peggiore è che Marco lo sa, la progeria non coinvolge le cellule celebrali, quindi, per tutti i suoi diciassette anni di vita sarà curioso, emotivo, consapevole, brillante ed intelligente. Quondam nonostante il dolore vuole dare a suo figlio la sua parte migliore, la cultura, e quindi nella brevissima vita di Marco, Stefano cerca di fargli vivere tutto il tempo di un’esistenza normale, raccontandogli di poeti ed eroi greci, cercando di sorpassare la paura con la forza della bellezza. Durante il racconto emergono moltissimi personaggi, tanti oggetti (come il taccuino di Marco e il pallone da calcio), mille storie greche, eventi significativi e un vortice di emozioni che partono dalla rabbia e dalla tristezza fino ad arrivare alla gioia e all’amore, il sentimento più complesso di tutti. Amore in senso lato.

“L’amore è ossessione; non designa un termine, non disegna un futuro, non esiste un progetto, un “faremo”, un “saremo”, e non esistono perché. Questa passione brilla di una luce così intensa , così insopportabile alla vista che non può durare più di un attimo, poi è solo il buio dell’attesa nella speranza di un altro evento simile…(pag 85)”  

Il vero protagonista del romanzo è proprio lui: l’Amore- L’amore per la letteratura greca, l’amore per Miranda –che resta amore anche se finisce, perché in fondo l’amore si trasforma ma non finisce mai-. O, ancora, l’amore di Marco per il calcio, l’amore di Quondam per il figlio e viceversa. Insomma, alla fine mi sono accorta che senza questo sentimento non sarebbe successo niente, che forse le nostre vite le muove l’amore. E che l’amore va oltre i confini, come le geostorie che qui raccontiamo, perché è fortissimo, perché non lo puoi chiudere in una stanza. E mi sono accorta che è l’amore a generare luce.

Marco è allora il mercante di luce perché è riuscito a insegnare a suo padre che esiste un senso che va oltre le apparenze, che è proprio dell’anima, degli uomini nobili. E che quel senso va cercato, alla fine dei giochi. C’è chi rischia di non trovarlo. Quondam lo trova grazie al figlio. Qualcuno forse l’amore ce lo deve spiegare. Con i fatti, però. Così da poterlo insegnare e trasmettere a nostra volta. E così Quondam, dopo un mese dalla morte del figlio, torna a lavorare: pur mantenendo dentro di sé il vuoto più grande del mondo, negli occhi, nella mente e nel cuore porterà per sempre “la luce” di Marco.

Recensione di Elia Buzzelli


Frontiere e confini, Recensioni libri e film, Rubriche, Tecnologia

THE IMITATION GAME

Anno: 2014

Protagonista: Benedict Cumberbatch

Genere: biografico, drammatico

Durante la seconda guerra mondiale, a Manchester, Alan Turing, geniale matematico inglese e grande esperto di crittografia, viene incaricato di decriptare il codice Enigma, ideato dai nazisti per comunicare segretamente le loro operazioni militari. Decifrare i codici della macchina Enigma è una specie di mission impossible perché il meccanismo è estremamente complesso, ma soprattutto perché i tedeschi cambiano la chiave di codificazione ogni 24 ore. I sistemi finora utilizzati non avevano portato frutti, allora il matematico decide di cambiare metodo e chiede a Churchill un enorme finanziamento per realizzare il suo progetto. Iniziano i lavori: nel frattempo il matematico viene ostacolato da molti nemici, invidiosi di lui per motivi diversi, ma il suo piano va a buon fine. Però, alla fine della missione Enigma e a conclusione del conflitto mondiale, si comincia ad indagare su Turing e sulla sua omosessualità e, poiché in quel momento storico essere omosessuali era considerato un grave reato, lo studioso doveva essere punito o con il carcere o con la castrazione chimica. Il protagonista sceglie la seconda e si suicida alla fine del film. O meglio, nei titoli di coda è scritto del suicidio, così come ci sono altre informazioni importanti su Enigma, sul lavoro immenso svolto dallo scienziato (che è oggi considerato un pre-inventore del computer) e sulle tante vite in questo modo salvate da lui.

Questo film mi è piaciuto moltissimo, innanzitutto per come è raccontato, perché è appassionante, e poi perché ho ritrovato argomenti storici studiati in classe. Inoltre mi ha trasmesso due messaggi molto importanti: per prima cosa mi ha fatto capire che è fondamentale rispettare i diritti di tutti e, soprattutto, mi ha fatto riflettere su quanto è importante poter fare qualcosa per gli altri, ognuno secondo le proprie possibilità. Possiamo essere in qualche modo tutti dei piccoli e grandi Alan Turing del futuro.

Recensione di Emanuele Gentile.

Recensioni libri e film, Rubriche

Nazi Hunters


Nazi Hunters, dell’autore Neal Bascomb, è il racconto della cattura del criminale nazista, Adolf Eichmann, sparito da quindici anni dopo la fine della guerra e rifugiatosi in Argentina. Di questo libro esistono due versioni: una per adulti chiamata Hunting Eichmann e pubblicata negli Stati Uniti e l’altra, dopo il grande successo di quest’ultimo, nata dalla volontà dell’autore di ricavarne un romanzo per ragazzi, Nazi Hunters appunto. Si tratta di un thriller per ragazzi, una spy story appassionante e che, per questo motivo, si legge d’un fiato. Il libro parla della cattura del criminale nazista Adolf Eichmann. Il caso viene riaperto da un sopravvissuto e cacciatore di nazisti Simon Wiesenthal che, con l’aiuto di un avvocato argentino e sua figlia, in collaborazione con i servizi segreti, forniscono informazioni cruciali per la cattura. Un gruppo di spie vivrà per un periodo in Argentina per escogitare e mettere in atto il piano di cattura. L’ 11 maggio 1960 due macchine si parcheggiano fuori casa di Eichmann , mentre il nazista sta rincasando, viene catturato. Prima di ripartire ci saranno altri problemi, ma alla fine il criminale nazista verrà consegnato alla giustizia israeliana e impiccato per i suoi crimini verso gli ebrei.

Questo libro ha molti significati nascosti: per esempio mi ha colpito il modo in cui un qualsiasi uomo possa fare del male ad un altro solo per eseguire un ordine o per paura di un suo superiore che avrebbe potuto toglierli la vita. In questo romanzo si capisce l’evidente pentimento di Adolf Eichmann che, invece di cercare di scappare o chiamare aiuto, non reagisce e si consegna ai suoi rapitori. Mi piacciono le riflessioni che il libro induce a fare, perché sono legate a temi importanti quali la consapevolezza delle proprie azioni e le conseguenze che queste possono avere. Questo è davvero un bellissimo libro. Ve lo consigliamo vivamente. All’inizio può essere un po’ difficile da seguire ma ne vale la pena.

Recensione di Davide Fantone.

Confini Reali, Frontiere e confini, Il mediterraneo, Recensioni libri e film, Rubriche

Storia del Mediterraneo in 20 oggetti

Il Mediterraneo è stato da sempre al centro di scambi, navigazioni e migrazioni, e gli autori del libro, Vanoli e Feniello, hanno cercato di ripercorrere la storia millenaria di questo grande mare attraverso 20 oggetti (che bella idea!), alcuni comuni (come il pane, la moneta, la valigia) altri curiosi e particolari (come ad esempio la coppa, i pupi, la cesoia), comunque capaci di raccontarci in maniera suggestiva cosa è stato il “Mare nostrum” nel corso dei secoli.

Questo libro è molto diverso da tutti quelli da me letti in precedenza. Inizialmente mi sembrava difficile capire le origini dei vari oggetti soprattutto a causa della presenza di numerosi riferimenti storici; poi, pian piano, ho cominciato ad entrare nella mente degli autori e il mio giudizio è cambiato radicalmente, ed è diventato facilissimo e bellissimo leggere. Ho trovato il libro molto originale e per questo particolarmente affascinante. La storia di ogni oggetto raccontato dagli autori mi ha portato a riflettere su quante vite, amori, religioni si siano incontrati su questo mare. Per secoli, anzi per millenni, culture, civiltà diverse sono entrate in contatto per poi intrecciarsi, mescolarsi. La contaminazione è un argomento che spesso torna nelle nostre lezioni e vederlo materializzato in un libro mi è piaciuto e mi ha colpito, allo stesso tempo. Si vede benissimo nel paragrafo dedicato alla chitarra, in cui si raccontano le contaminazioni e le influenze in musica intorno al Mediterraneo. Nel racconto in cui si parla della valigia invece ho riflettuto sull’importanza di non fare sempre gli stessi errori storici, mentre in quello sul corallo mi sono soffermata a pensare al clima e all’inquinamento, a quanto la nostra cattiva condotta possa incidere sul pianeta.

Il libro di Vanoli e Feniello infatti, secondo me, è attualissimo, nonostante faccia riferimento ad eventi accaduti anche molti secoli fa. Leggendo il penultimo capitolo, il cui oggetto è il barcone, ho capito che i barconi, di cui si sente parlare quotidianamente anche nei Tg, hanno sempre solcato le acque del Mediterraneo. Non è una novità. Migliaia di viaggi, di naufragi, di sbarchi. Non tutte le volte, però, si sono mossi nella direzione di oggi, cioè da sud a nord. Al tempo dell’invasione normanna per esempio, a differenza di oggi, i barconi non andavano dall’Africa verso la Sicilia ma viceversa. Come sono cambiate le cose nel corso del tempo! Ieri il Mediterraneo era un mare aperto al sapere, alla conoscenza e la sua ricchezza originava proprio dagli scambi fra genti diverse ma in qualche modo accomunate tra loro; oggi, viviamo in un’epoca in cui i migranti vengono respinti e devono essere tutelati attraverso accordi internazionali. Il Mediterraneo è diventato un mare chiuso,  fonte di divisione e ad esso sono associate spesso e volentieri immagini di disperazione e di morte. E questo dovrebbe far riflettere tutti noi! Consiglio la lettura di questo libro a tutti coloro che si sono stancati della semplice storiella e vogliono sperimentare qualcosa di diverso e più approfondito. Sarà un libro che vi stupirà. Buona lettura!

Di Mediterraneo abbiamo parlato anche qui.

Giulia Romano

Recensioni libri e film, Rubriche

“MISSISSIPPI ADVENTURE “

Il film narra la storia di Eugene, un ragazzo che vuole a tutti i costi diventare un uomo di blues, un bluesman. Venuto a conoscenza che nell’ospizio locale si trova l’ormai ottantenne Willie Brown, grandissimo mito del blues e bravissimo suonatore di armonica, il ragazzo fa di tutto affinché Willie possa insegnargli la canzone -andata perduta- del grande chitarrista Robert Johnson. Willie e Robert, il famosissimo musicista che pare avesse fatto un patto col Diavolo per riuscire a suonare la chitarra meglio di chiunque altro al mondo, erano grandi amici da giovani. E pare anche che Johnson avesse inciso inciso solo 29 canzoni sulle 30 pattuite. Per questo Eugene spera che Willie possa insegnargli “la canzone perduta”. Tra i due nasce un legame bellissimo e Brown, che dopo una iniziale freddezza si lascia contagiare dall’entusiasmo del “talent boy”, come si fa chiamare Eugene, decide di evadere: per i due ha inizio una bella avventura dalla quale nascerà una profonda amicizia e un viaggio nel Mississippi, la patria del blues, ma anche…dei patti col Diavolo. Perché anche il vecchio Willie a suo tempo fece un patto col Diavolo e il ritorno in queste zone sarà per lui una vera e propria opportunità di fare un bilancio della sua vita e…di riaffrontare il Diavolo.

Durante il cammino vivranno varie avventure, e incontreranno anche Frances, una ragazza che avrà un ruolo molto importante nella vita di Eugene. L’improvviso andar via della ragazza provoca in lui un dispiacere talmente grande che porterà il ragazzo a tirare fuori tutte le sue emozioni attraverso la musica. Ed è infatti proprio la musica ad essere la protagonista reale del film, che si conclude con il duello tra Talent Boy e uno dei migliori chitarristi della zona. Eugene vince la sfida riuscendo ad annullare il patto che Willie aveva fatto con il diavolo tanti anni prima. Un viaggio reale -quindi- ma anche simbolico, viaggio di scoperta della propria indole per Eugene, viaggio catartico per Willie. Un film bellissimo. Ve lo consigliamo assolutamente!


Se volete saperne di più sulla musica Blues e sul suo essere musica di speranza e contaminazione, leggete il nostro approfondimento qui.

Lavoro di Luigi Di Domenico, Giulia Romano, Elia Buzzelli, Diego Antonelli, Matteo Montaquila, Ivana Gargano, Lucrezia Magni, Vittoria Tragni, Alessandro Chiappini.

Confini Immaginari, Frontiere e confini, Recensioni libri e film, Rubriche

IL DIRITTO DI CONTARE

Regia: Theodore Melfi

Genere: biografico, drammatico, storico

Ambientazione: America, anni Sessanta

“Il diritto di contare” racconta la storia vera di tre donne fantastiche, che mi ha davvero colpita moltissimo. Tre donne che rivendicano il diritto di contare, contare matematicamente e contare in quanto entità civili e sociali. Si parla di emancipazione femminile, di razzismo, di numeri, di NASA e di conquista dello Spazio. Insomma un vero e proprio mix vincente.

Vediamo meglio: siamo nella Virginia segregazionista degli anni Sessanta in cui neri e bianchi vivono vite separate, dagli uffici ai bagni, dalle biblioteche agli autobus. Katherine Jonhson è scienziata e collaboratrice della NASA, molto in gamba e risluta, ma ha un problema: è donna ed è di colore, quindi deve affrontare problemi di sessismo e razzismo. La protagonista di questa storia, infatti, viene emarginata al punto da non poter frequentare gli stessi locali dei suoi compagni di lavoro e, anche per andare in bagno, incontra difficoltà notevoli: deve percorrere un chilometro di strada perché non le era permesso di utilizzare i bagni riservati esclusivamente ai bianchi. Il suo supervisore a lavoro non le riconosce nemmeno i meriti del lavoro effettuato e cerca in tutti i modi di sminuirla e farla sentire inferiore.  La donna però, fortissima e determinata, riesce comunque a superare i tanti ostacoli anche grazie al supportodi due amiche, come lei afro-americane, con cui lavora e con cui divide anche molto del suo tempo libero: l’aspirante ingegnere Mary Jackson, bellissima e frizzante, e la contabile Dorothy Vaughan, una spalla affidabile su cui poter sempre contare. Katherine alla fine del film fornirà un fondamentale aiuto alla sua squadra, che stava lavorando al lancio di un uomo in orbita e poi sulla Luna, riuscendo  a guadagnarsi il rispetto dei suoi colleghi. Grazie al talento di tre donne nere, la NASA ottiene un successo mondiale e di riscatto, dopo il lancio dei satelliti russi, e loro tre ottengono un successo personale: con il loro garbo e la loro gentilezza, unita alla conoscenza e alla preparazione, riescono a far valere i propri diritti.

Mi è piaciuto molto questo film e credo sia adatto al nostro sito e al nostro progetto sui confini e sulle frontiere, perché le protagoniste sono riuscite ad abbattere due confini radicati e difficili da sfondare: sia quello tra uomini e donne, particolarmente e tristemente noto anche oggi, seppure in certi ambiti in maniera ridotta, e sia quello tra “bianchi” e “neri”. Abbiamo studiato la segregazione razziale negli Stati Uniti D’America e altri argomenti in cui alcuni popoli sono stati sottomessi da altri, momenti tristi della storia mondiale in cui una moltitudine di individui è stata costretta a dover rinunciare alla propria dignità per uno sciocco complesso di superiorità da parte di alcune persone. Quelle persone che, sentendosi minacciate nei loro privilegi, hanno permesso ai loro peggiori istinti di prevalere sulla razionalità. Il film mi ha fatto riflettere su questo aspetto e mi ha anche fatto capire che la grande Storia si scrive, alla fine, con le piccole storie di ognuno di noi.

Recensioni libri e film, Rubriche

SWING KIDS

REGISTA: Thomas Carter

DATA DI PRODUZIONE: 1993

INTERPRETI PRINCIPALI: Christian Bale, Robert Sean Leonard, Frank Whaley, Kenneth Branagh

AMBIENTAZIONE: Germania anni Trenta

GENERE: Drammatico / Storico

Lo sfondo di questa storia è la Germania della Seconda Guerra Mondiale, argomento appena studiato in classe che ci ha molto colpito. Uno sfondo che assume talmente tanta importanza da sembrare un personaggio. Una Storia che è talmente ingombrante che influenza le storia del film. Il regime nazista bandisce diversi generi musicali, in favore di musiche nazionali tipo il valzer: mette dunque al bando il jazz e anche la musica Swing -nuova corrente musicale allegra e spensierata proveniente dall’America- e dichiara fuorilegge i locali dove si suona. Tuttavia, un gruppo di giovani tedeschi ribelli, detti “Swing Kids”, entusiasti della musica da ballo americana, fanno dello swing un simbolo di rivolta: ascoltano di nascosto i dischi, vestono all’inglese e portano i capelli lunghi. Tre di loro sono studenti diciassettenni: Peter, figlio di un grande violinista classico, ucciso in una prigione nazista; Thomas, di ricca famiglia borghese e Arvid, bravo chitarrista con un problema alla gamba. I tre sono giovani amici che non vogliono cedere alle ideologie del regime, ma le violente incursioni di ragazzi appartenenti alla Gioventù hitleriana, che vigila sul comportamento dei cittadini, nei locali in cui si suona clandestinamente e nella vita quotidiana dei tedeschi degli anni Trenta, purtroppo, agiranno in qualche modo. Questo film ci mostra come ragazzi poco più che adolescenti sono costretti a confrontarsi con un duro momento storico in cui la propaganda nazista era talmente forte e invasiva che alla fine le ribellioni vengono sedate, i cervelli condizionati e le vite…spezzate.  Una scena che mi ha colpito particolarmente è quella della morte di Arvid: si suiciderà nella sua vasca da bagno con un pezzo di disco. La musica che lui ha tanto amato lo accompagnerà fino alla fine. Non vi svelo come finiscono le vicende che riguardano gli altri due amici, questo è un film che merita la vostra attenzione. Il tono drammatico viene alleggerito dalle canzoni e dalle musiche presenti, dalle scene di ragazzi scatenati in balli clandestini. La musica è travolgente e il film fa riflettere. Voto: 8.


Sara Ricchiuto

Recensioni libri e film

Recensione libro: Nel mare ci sono i coccodrilli.

AUTORE: Fabio Geda

CASA EDITRICE: Baldini Castoldi Dalai

ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2010

Questa è la storia di Enaiatollah Akbari, un ragazzo originario dell’Afghanistan e arrivato in Italia dopo una terribile odissea che lo ha portato a spostarsi attraverso Pakistan, Iran, Turchia e Grecia. All’età di undici anni, infatti, sua madre, per sottrarlo ai pericoli del paese in cui vive, lo porta e poi abbandona in Pakistan, non prima di avergli fatto tre raccomandazioni che lui ricorderà sempre: non usare droghe, non usare armi e non rubare. Enaiatollah in Pakistan riesce a guadagnare e a sopravvivere finché un giorno incontra un gruppo di ragazzini intenzionati a partire per l’Iran e si unisce a loro. Tra questi c’è anche Sufi, con il quale istaura una bella amicizia. In Iran trovano lavoro come muratori; nel cantiere li pagano bene e il venerdì, che è il loro unico giorno libero, come tutti gli altri bambini, vanno a giocare. Enaiatollah conosce poi un altro gruppo di ragazzini che gli propone di andare in Turchia. Lui accetta, per migliorare le condizioni della sua vita, ma a malincuore perché Sufi decide di rimanere in Iran. Il viaggio è difficilissimo, rischia più volte la vita sulle montagne e, una volta arrivato in Turchia, viene trasportato fino a Istanbul nel sottofondo di un camion dove resterà per tre giorni. Il tutto è raccontato con grande trasporto, poiché il dolore del protagonista è grande in quel drammatico viaggio, in cui scopre quanto l’uomo possa essere cattivo. Decide poi di partire per la Grecia. C’è da attraversare un tratto di mare usando solo un gommone e dei vecchi remi. Uno dei compagni di viaggio cade in acqua e, malgrado vari tentativi, non riescono a salvarlo. Arrivano infine in Grecia ma Enaiat, dopo aver scoperto di non poter restare in quanto privo di permesso di soggiorno, si imbarca clandestinamente per l’Italia dove vive un ragazzo del suo paese che conosce solo di nome. Prov ugualmente. Raggiunge Venezia, poi Roma e infine Torino. Qui viene poi ospitato in una famiglia (che in seguito lo adotterà) e inizia a studiare, rendendo la sua vita migliore, finalmente. Dopo qualche anno decide di contattare la madre e chiede ad un amico di rintracciarla. Una sera riceve una telefonata segnata da lunghi silenzi e molte lacrime. La mamma è ancora viva.

Ero convinta che il libro non mi sarebbe piaciuto, perché i miei generi preferiti sono altri, e invece mi sbagliavo. Man mano che continuavo, la lettura mi catturava sempre di più, mi ha coinvolto a tal punto che mi sembrava di essere nel libro al fianco di Enaiat, durante il suo sfincante viaggio. Mi ha colpito il coraggio di Enaiat il quale, nonostante le innumerevoli difficoltà incontrate, non si è mai perso d’animo.

È impressionante come un ragazzino della mia età abbia lottato per la sua libertà e sia riuscito a conquistarla; è impressionante il confronto con noi ragazzi che abbiamo tutto, che non sappiamo forse lottare più per niente. Il libro fa riflettere sulle difficoltà e le sofferenze di coloro che decidono di fuggire dai propri paesi di origine nella speranza di trovare un futuro migliore, trattando il tema scottante delle migrazioni attraverso un punto di vista interessante e coinvolgente. La storia di Enaiatollah si conclude con un lieto fine. Come una favola. Il bello è che però, tra l’Afghanistan e l’Italia, si parla di vita vera, perché quella che Fabio Geda ci racconta magistralmente è una storia vera.  Il libro è inoltre anche avventuroso, raccontato con un linguaggio a tratti avvincente e a tratti commovente, ed è vero che parla di ingiustizie, ma è vero pure che racconta sopratturro di amicizia vera, di bontà e generosità umana.

Ci fa capire quanto siamo fortunati, da questa parte del mondo, e ci porta ad apprezzare quello che abbiamo spingendoci a dare, quando possibile, una mano agli altri e a  non guardare con sospetto quanti sono diversi da noi. Grazie a questo libro ho riflettuto su quanto sia importante il valore di ogni vita, di quanto ognuno di noi possa essere un grande uomo e una grande donna se sa essere gentile, amorevole, intelligente e “realmente umano”. Penso sia un libro fantastico da cui si possono imparare molte cose. Dà coraggio e insegna a non arrendersi al primo ostacolo.

Qui potrete leggere la nostra intervista all’autore, Fabio Geda, che ringraziamo ancora una volta sia per sua la disponibilità, sia per le parole del suo libro.

Giulia Romano