Il Mar Mediterraneo è un mare per noi importantissimo e ricco di suggestioni, che bagna Asia, Africa ed Europa, ed è stato da sempre un importantissimo crocevia di scambi (commerciali certamente, ma anche culturali) essendo via di comunicazione fondamentale, ma anche culla di grandissime civiltà, come quella romana, greca ed egizia. Ma che cos’è il Mediterraneo? Tante, tantissime cose insieme. Non un mare solo, ma tanti mari che si susseguono. Non un unico paesaggio, ma mille paesaggi diversi e vari a seconda dei versanti. Insomma, un’entità multiforme.
Mediterraneo significa “in mezzo alle terre”, infatti solo in alcuni punti comunica con altri mari e cioè: lo stretto di Gibilterra lo collega con l’Oceano Atlantico, lo stretto del Bosforo e quello dei Dardanelli lo collegano con il mar Nero e per finire abbiamo il canale artificiale di Suez che lo collega con il Mar Rosso, e quindi direttamente con l’Oceano Indiano. Il Mediterraneo fu denominato dai romani Mare Nostrum (fu addirittura Giulio Cesare a parlare di Mare Nostrum nel suo De Bello Gallico), quasi ad indicare una sorta di diritto di proprietà del mare stesso, una prerogativa che ancora oggi noi italiani sentiamo nostra, infatti quando si parla della nostra cultura o della cucina si usa definirle mediterranee, proprio perché è nato in noi un senso di appartenenza e di riconoscenza, una sorta di identità mediterranea. Sarebbe bellissimo se in questo mare potessimo fare solo nuotate rilassanti, viaggi in barca e crociere esplorative. Ci piacerebbe un mare pulito poi, libero dall’inquinamento, dove potersi bagnare in estate e fermarci ad ammirarlo in inverno, un mare per meditare e rilassarsi, per avvicinarsi alle culture che lo contornano, ai popoli che lo abitano e lo vivono ogni giorno. Oggi purtroppo questo meravigliosa distesa di acqua azzurra, questo sterminato patrimonio di Storia e di storie (anzi, di geostorie, come suggerisce il nome del nostro sito, cioè di storie che si legano fortemente al territori da cui provengono), ha iniziato a rappresentare discriminazione, razzismo e morte. Oggi siamo abituati ad associare il Mediterraeo ai barconi, alle migrazioni. A casusa dei flussi migratori che avvengono a causa di guerre, conflitti e dittature, purtroppo, nell’immaginario di oggi questo mare non sembra essere più un luogo di apertura ma un luogo chiuso, un luogo di morte.
C’è chi lo ha chiamato cimitero e anche se il termine è molto forte in effetti rende bene l’idea, visti i tantissimi uomini che in queste acque trovano la morte, invece che la nuova vita che si aspettano. Il mare dovrebbe collegare, mettere in comunicazione e non dividere; essere un luogo di vita e di vitalità e non di morte e tragedie tristi. E ancora: è un confine, questo mare, o è una frontiera? È uno spazio di tutti, e quindi un confine naturale e neutro, oppure è una frontiera intesa come limite? Perché se questo mare di incontri è diventato una barriera forse non è una bella cosa, perché una frontiera presuppone qualcuno che si fronteggia, da una parte e dall’altra. E se qualcuno si fronteggia c’è uno scontro. Ci piacerebbe che il Mediterraneo tornasse a essere sfondo di storie positive.
Abbiamo letto Storia del Mediterraneo in 20 oggetti, di Alessandro Vanoli e Amedeo Feniello, che ci ha fatto molto riflettere su come sia cambiato questo mare e sull’importanza delle storie positive, anzi delle geostorie positive, legate agli oggetti e alle persone. Qui la recensione al libro, qui aggiungeremo l’intervista ad Alessandro Vanoli, che avremo l’onore di avere ospite nella nostra scuola.
Abbiamo letto anche Nel mare ci sono i coccodrilli di Fabio Geda, sempre legato al Mediterraneo. Qui trovate l’intervista all’autore, mentre Qui trovate la nostra recensione.