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Libertà e lockdown: riflessioni da dietro una finestra

Nessuno conosce il senso della libertà fino a quando non gli viene tolta! Questo è ciò
che ci dice Pessoa e credo che abbia perfettamente ragione.

Non avevo mai riflettuto sul significato di questa parola, e nemmeno sulla sua importanza. Oggi, però, posso dire di averne capito tutto il valore e senza che nessuno me l’abbia spiegato. Marzo 2020: dichiarato il lockdown totale in tutta Italia per una pandemia mondiale.

Si diffonde il Covid-19, un virus che colpisce le vie respiratorie e che, se preso in forma grave, può causare la morte. Tutto si ferma: fabbriche, negozi, parrucchieri, uffici, mercati, scuole. Mi sono ritrovato chiuso in casa, come un prigioniero, non potevo uscire nemmeno per una passeggiata. Ogni mio diritto, compreso quello di andare a scuola, è scomparso in un attimo. Ho trascorso quasi tre mesi lontano da tutto e tutti, solo con i miei pensieri e con la paura di questa vita nuova, diversa, strana, piena di solitudine. Mi è mancata l’aria, mi sono sentito svuotato di tutto.

I giorni sono diventati lunghissimi e tutti uguali, potevo guardare il mondo solo da dietro la finestra e, giuro, di aver provato emozioni bruttissime, che non dimenticherò mai.

Le corse all’aria aperta, le partite a calcio, le passeggiate, le risate con i miei amici, erano diventati un sogno. Ho passato ore ed ore sdraiato sul letto, a ricordare questi momenti ed ho pianto tantissimo perché mi accorgevo di non averli più.

Come facevo a non riflettere, a non aver mai riflettuto finora su cosa fosse la libertà e su quanto fosse importante? Mi mancava troppo la mia vita, il virus me l’aveva tolta all’improvviso e non è stato difficile fermarsi a pensare. La libertà è un diritto e sicuramente il più importante. Racchiude l’anima e l’esistenza e l’essenza di ogni essere umano: libertà di pensiero, libertà di azione, libertà di fare scelte, libertà di essere felici. L’ho studiato anche a storia e in letteratura, ma non mi ero mai fermato a leggere e capire con attenzione questa piccola parola.
Popoli interi hanno combattuto per avere l’indipendenza e quindi la libertà. Come dimenticare la Francia, l’Inghilterra, l’Europa e le loro rivoluzioni? L’ Illuminismo è
quel periodo che, secondo me, ha portato davvero grandi cambiamenti nella storia
dell’uomo europeo.
E’ il secolo dei lumi, della ragione, quello che ha svegliato l’essere umano, quello che sosteneva l’uguaglianza, quello che diceva che ognuno deve scegliere la propria felicità, che ognuno deve scegliere la propria religione.
Non è libertà questa? 

Articolo di Nicolas Cordisco

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Tra farfalle e costrizioni: l’importanza di essere liberi

Libertà: una parola di sette lettere che racchiude in sé un mondo, guerre e sacrifici umani di persone che hanno perso la loro vita per conquistarla. Mio padre afferma spesso che la libertà di ognuno finisce quando inizia quella di un altro; ciò significa che non vuol dire “poter fare tutto quello che vogliamo” ma agire nel rispetto delle altre persone.

La libertà è un diritto che è regolato anche nella Costituzione. Abbiamo studiato, tra le molte cose, che l’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite) è un garante di questo diritto: nessuno potrà essere tenuto in schiavitù né in servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi sono proibiti in tutte le loro forme. O ancora, passando alla letteratura, Ferdinando Pessoa afferma che chi non apprezza la libertà non ha mai conosciuto la costrizione. Condivido pienamente questo pensiero perché solamente quando si subisce o si vive una mancata libertà -che sia di pensiero, di parola, di espressione, di movimento- quindi quando ci viene tolto o soppresso questo diritto, possiamo apprezzarne davvero il valore.
Sempre mio padre, ricordando le parole di Don Luigi Sturzo, mi fa notare che la libertà è come l’aria, se è viziata, si soffre, se è insufficiente, si soffoca e se manca, si muore.
Altro esempio che sento spesso citare è dato dal paragonare la libertà che un genitore può dare ai propri figli a una farfalla: se si mantiene la farfalla chiusa senza farla volare, anche se guidati da uno spirito di protezione, non imparerà mai nulla; se la si libera completamente, la si espone a dei pericoli. Ma non si può non farlo e forse la via di mezzo, dell’equilibrio, è sempre la più giusta.

La storia ci insegna come questo diritto sia stato conquistato con le guerre, con il sangue, ma ci racconta anche di come, in un attimo, a molti uomini è stato negato, totalmente o parzialmente. Possiamo anche dire che sicuramente questi uomini avranno desiderato la
libertà più di ogni altra cosa, invece la generazione di oggi si sofferma poco a riflettere
sull’importanza di questa conquista e sulla sua grandezza. Un tema attuale della limitazione della libertà è rappresentato dalla pandemia: essa ci vede costretti a ridurre i nostri movimenti, le passeggiate, gli abbracci, gli affetti e il nostro stare insieme, anche se per fortuna tutto ciò è solo transitorio e per un fine comune di salvaguardia di un diritto altrettanto importante e fondamentale, il diritto alla salute.

Questa pandemia inoltre ci ha consentito di valutare ancora meglio la differenza tra i sistemi democratici e quelli dittatoriali; quindi anche la libertà che questi sistemi
concedono al popolo. Molti ritengono che il coronavirus abbia limitato la libertà delle persone; per questo ci sono state anche manifestazioni contro il governo che -se pur comprensibili da un lato, perché dettate dall’esasperazione- non credo siano condivisibili, o almeno non per me, perché senza queste misure restrittive ci sarebbero stati molti più contagi e più vittime. Quindi la limitazione della libertà che ognuno di noi ha subito e più o meno ha rispettato, ha contribuito a salvare molte vite umane.
Questi eventi attuali, così come quelli che studiamo sui libri di storia, ci devono far riflettere sull’importanza della libertà: essa va conquistata, poi mantenuta nel tempo e meritata, sempre nel rispetto di quella altrui.

Articolo di Irene Buzzelli


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Diari dalla Quarantena

Caro diario,

Oggi ti scrivo dal silenzio della mia camera, un silenzio ancora più inquietante perché è lo stesso che risuona anche nelle strade del mio paesello, dove ora a farmi compagnia ci sono solo il chicchirichì stridente del gallo e il mio cane che abbaia annoiato quanto me. Cosa sta succedendo? Questa è la domanda che mi faccio più di frequente durante le giornate che trascorrono lente e sempre uguali ormai. Non si va a scuola, non si esce con gli amici, non si va più tutti assieme al supermercato, come facevo di solito con la mia famiglia; i miei genitori non stanno andando più al lavoro, non si va dalla nonna, non si prende la bici e i pochi che vanno in giro usano mascherine. Cosa sta succedendo? Tutto o quasi si è fermato, abbiamo dovuto cambiare, anzi stravolgere le nostre abitudini ed uniformarci a comportamenti che non ci appartengono. Un nemico invisibile quanto forte ci sta attaccando. Questo nemico ha un nome, che sembra quello di un essere alieno venuto direttamente da Marte, lo chiamano Covid 19.

E, se è vero che i genitori sono in grado di riconoscere le paure dei figli, anche noi figli sappiamo leggere negli occhi dei nostri genitori. Mamma e papà continuano a rassicurare me e mia sorella dicendo che bisogna avere pazienza e che tutto andrà bene ma, caro diario, leggo nei loro occhi molta preoccupazione. All’inizio mi sembrava tutto così distante; ora, invece tutto è troppo vicino. Le mie emozioni sono un misto tra paura, noia, preoccupazione, ansia e la domanda principale è: quando tornerà la normalità dei giorni passati? A volte poi mi ritrovo a pensare che forse tutto questo lo abbiamo generato noi. L’umanità con la sua sete insaziabile di potere, di progresso, ha creato questo mostro, forse è un messaggio che la terra ci sta mandando; questo pianeta che abbiamo sfruttato senza pensare alle conseguenze forse ci sta parlando! Da questo “brutto” periodo di quarantena però voglio cogliere anche qualche aspetto positivo….finalmente abbiamo più tempo per parlare tra di noi in famiglia, abbiamo quel tempo che, nella frenesia della quotidianità “normale”, quella prima del virus, insomma, non riuscivamo a trovare: abbiamo tempo per una partita a carte tutti assieme attorno al tavolo della sala, per rispolverare quei vecchi giochi di società che da anni erano chiusi in soffitta, abbiamo tempo per sfogliare gli album delle foto e commentarli. Insomma, abbiamo tempo per riscoprire le cose semplici, ma che trasmettono il calore della famiglia.    

Però la verità è che vorrei solo addormentarmi ed aprire gli occhi domani mattina, sentendo la voce di mamma che mi urla che devo fare in fretta, altrimenti perderò il pullman, uscire di casa con il mio zaino in spalla per entrare nella mia classe e rivedere i miei compagni e i miei professori. Vorrei tanto tornare a quella normalità che mi manca molto! Davvero moltissimo. Spero che tutto questo finisca presto e che possa tramutarsi solo in un brutto ricordo da poter raccontare magari, un giorno, ai miei figli o ai miei nipoti, proprio come il mio bisnonno ha fatto con me con i suoi ricordi di guerra.

Buonanotte, caro diario,

Jacopo

Articolo di Di Franco Jacopo, classe 3A