Arrivati dall’Asia Minore, i Celti occuparono, tra l’XIII e il IV secolo a.C., molte regioni del continente europeo e delle isole britanniche. Le loro migrazioni e i loro spostamenti ebbero molteplici cause: l’aumento demografico, lo spirito di conquista, la pressione di altri popoli. Erano organizzati in tribù e un elemento che li legava molto era la religione, che si fondava sul culto di numerosi dei: questo popolo, hanno dedotto gli studiosi, aveva una religione politeista fondata e basata sulla natura e quello che offre: immaginavano che gli dei risiedessero in luoghi nascosti come isole lontane, foreste, grotte. La triade principale delle divinità era costituita da Teutanes, Taranis ed Esus: a questi dei erano dedicati anche sacrifici umani, i Celti erano noti perché decapitavano i nemici.
I Celti non si possono definire davvero un popolo, ma si può parlare di una stratificazione di popoli diversi che si fusero insieme e si dividono in base alla zona in cui vivevano e quindi si appropriano di questi nomi: in Gran Bretagna vengono chiamati Britanni; nella penisola Iberica vengono chiamati Celtiberi; nella penisola Balcanica vengono chiamati Galati; nella Gallia (Francia) vengono chiamati Galli; nei pressi del Danubio vengono chiamati Pannoni.
I Celti attraversarono le Alpi e si fermarono nella Pianura Padana (Gallia cisalpina) e da qui arrivarono anche Roma, che saccheggiarono nel 390, guidati da Brenno.
Nel II e I secolo a.C., però, l’espansione dei Romani e dei popoli germanici sottrasse ai Celti quasi tutti i territori. Purtroppo in questo modo si perse la loro lingua che sopravvisse solo in Britannia (oggi Gran Bretagna), dove, nonostante l’occupazione romana, i Celti conservarono il Galles, la Scozia, l’Irlanda e alcune isole, come l’Isola di Man. Qui i loro dialetti sopravvissero nelle varianti gaelica, in Scozia e Irlanda e cimrica in Galles e nella zona della Cornovaglia.
Al vertice della loro società c’erano guerrieri e druidi (che erano detti anche veggenti ed erano sacerdoti, maghi, insegnanti e giudici); poi c’erano i liberi non armati e gli schiavi, che praticavano agricoltura, allevamento, caccia e artigianato.
I celti sono un popolo molto legato ai simboli, legati com’erano alla natura e al suo simbolismo magico. Sono davvero tantissimi, ne abbiamo scelti solo alcuni.
La triscele.
Si tratta di un simbolo diffuso in diverse aree geografiche, tanto che sono stati ritrovati reperti con questo simbolo anche a Malta, in Anatolia e in Grecia. Anche il simbolo della Sicilia, le tre gambe che si diramano circolarmente da un volto centrale, è una variante dell’antica triscele celtica, ripreso per le tre punte della Sicilia, l’antica Trinacria. Il tratto caratteristico della triscele, che differenzia questo simbolo celtico dalla triquetra, è la sua dinamicità.
La croce celtica.
Simile a una croce cristiana, ma racchiusa dentro a un cerchio, le origini della croce celtica sono ancora avvolte nel mistero. Si pensa che le quattro braccia della croce rappresentassero i quattro punti cardinali o, secondo un’altra teoria, i quattro elementi. Il cerchio che la circonda, invece, fa riferimento al dio del sole Taranis, che era sempre rappresentato con in mano una ruota solare. Il simbolo è quello che vedete nella foto di copertina dell’articolo.
La triquetra.
Questo simbolo racchiude due figure: la prima è il cerchio e la seconda è un tratto unito che forma una forma triangolare. La forma triangolare rappresenta la triplicità dell’universo (come: vita, morte, rinascita e anche mente, corpo, anima). Invece la forma circolare rappresenta l’unità dei tre elementi.
L’albero della vita.
L’albero della vita rappresenta la credenza druidica nella connessione tra cielo e terra, uniti nell’albero grazie ai suoi lunghi rami rivolti verso il cielo e alle sue radici, che si spingono in profondità sotto terra.
Articolo di Simona Campellone, classe 2A