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L’era delle scoperte geografiche: voglia di scoprire e di superare i propri limiti

L’uomo ha sempre voluto esplorare nuove frontiere e luoghi sconosciuti. Sicuramente una tappa fondamentale di questo processo è stata la Scoperta dell’America. Molte scoperte ci sono state prima e molte ce ne saranno dopo, ma questa ha un fascino particolare perché avviene per un grosso errore di calcolo e, al contempo, in un momento d’oro per le esplorazioni: l’era delle grandi scoperte geografiche, che inizia nella seconda metà del Quattrocento poiché si volevano ricercare nuovi modi di scambi e si voleva dare impulso allo sviluppo della navigazione.

I Portoghesi, per esempio, che non avevano accesso – soprattutto per via della loro posizione geografica, ma anche a causa del dominio turco – alla Via della Seta e al Mar Mediterraneo, decisero che l’Oceano Atlantico, il loro mare, non gli avrebbe più fatto troppa paura.

Decisero quindi di superare un limite.

Iniziarono così prima a studiare (Coimbra è ancora oggi un’università importante e Sagres era una scuola nautica prestigiosa), poi a esplorare. Grazie a strumenti perfezionati come la bussola, l’astrolabio, i portolani e le caravelle raggiunsero risultati sempre maggiori, anche grazie a Enrico il Navigatore, il sovrano portoghese, che diede una spinta alle esplorazioni. Vasco da Gama per esempio riuscì a circumnavigare l’Africa.

Poi, un genovese, Cristoforo Colombo, pensò di aver scoperto una nuova rotta per arrivare alle favolose Indie, descritte come terre ricchissime e piene di meraviglie da Marco Polo ne “Il Milione”, coi suoi “tetti d’oro” e le tradizioni uniche. Colombo inizialmente chiese di farsi finanziare il viaggio prima ai portoghesi, poi agli inglesi. In entrambi i casi ci si rese conto di un errore di calcolo, e quindi Colombo si vide i soldi negati per ben due volte. Finalmente la sua proposta venne accettata dai sovrani spagnoli che sapevano lo stesso dell’errore, ma che capirono i vantaggi che avrebbero avuto qualora davvero Colombo fosse arrivato alle Indie. Colombo partì con le sue tre caravelle e arrivò, il 12 ottobre 1492, arrivò sull’Isola di San Salvador, nel Mar dei Caraibi, pensando che quelle fossero le Indie. Egli tornò in Spagna senza nessuna ricchezza ma affermò di aver trovato il Paradiso Terrestre, per la bellezza di questi territori. I re spagnoli non furono contenti di questo e lo rimandarono varie volte in America finché, in una piccola cittadina, egli morì senza nessun riconoscimento.

Però il successo di Colombo fu la spinta affinché nel 1497, Caboto raggiunse il Nordamerica; nel 1500 Cabral arrivò in Brasile e poi Amerigo Vespucci giunse in Sudamerica, chiarendo che non si trattava dell’Asia ma di un continente nuovo, l’America, che da lui prese il nome. Infine, Ferdinando Magellano circumnavigò il Mondo intero, insieme ad Antonio Pigafetta.

Il mondo, alla fine, divenne in un attimo molto più grande di quello che si pensava, grazie a un limite oltrepassato.

di Giuseppe D’Amico e Gabriele Quaranta, II B