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La poesia è ovunque

La poesia è ovunque, in quello che vediamo palesemente, ma il sentore è che la poesia sia davvero in ogni piega delle nostre giornate, oltre che in quelle dei nostri libri. La poesia è in un fiore che sboccia, nel sole e nella luna che si alternano e non si stancano di farlo, in due bocche che si avvicinano o in due mani che si stringono. Sì, passerà il coronavirus e ci daremo la mano di nuovo tranquilli e ci abbracceremo forte. E poi, in fondo, anche in questo periodo c’è stata poesia: nella natura che si è rinvigorita, nelle riflessioni che ognuno di noi ha avuto modo di compiere nelle proprie case e nella riscoperta di valori speciali. Ma non ci aspettavamo che la poesia potesse stare pure dentro la prosa.

Come lo abbiamo scoperto? Col metodo Caviardage. E l’abbiamo creata noi. Ci siamo divertiti tantissimo a scovare le parole giuste e a mescolarle, a creare poesia sulla carta e colorarci un senso intorno. Nel video, alcuni dei nostri lavori. Se siete alunni come noi vi potrete cimentare in questo momento storico così particolare a creare le vostre piccole opere d’arte, da appendere o da regalare anche come se fossero dei quadri.
Insomma, un modo creativo di passare il tempo in casa utilizzando colori e poesia. Buona visione.

Classe IIC

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(al)la ricerca della felicità

“A proposito di felicità…cercatela tutti i giorni continuamente, anzi chiunque mi ascolti ora si metta in cerca della felicità, ora, in questo momento, perché è lì! Ce l’avete, ce l’abbiamo! Guardate in tutti i ripostigli, gli scaffali, gli scomparti della vostra anima, buttate tutto all’aria, i cassetti, i comodini che avete dentro, vedrete che esce fuori”. Queste sono le parole di Benigni, che ci ricorda che, anche in un momento difficile come questo, la felicità non è assenza di problemi, non è solo ricchezza e fortuna, non si identifica nei beni materiali ma in quelli interiori e, come diceva Socrate, “la felicità è da cercare dentro di noi”. E dunque, dove si trova la felicità? Perché a volte è difficile da scovare? La felicità si trova in un sorriso, in un abbraccio, in un viaggio, in una giornata passata in compagnia della tua migliore amica, nella famiglia, in un amore, in un cielo stellato, nel ricevere un complimento, nei piccoli gesti quotidiani.

Ma soprattutto io credo di aver capito una cosa importante: si è felici quando si dona, quando ci si dona. Quando me lo dicevano non ci credevo, ho dovuto sperimentarlo su di me. Ed è tutto vero! Donare è più bello che ricevere, perché dai felicità a qualcuno e quindi, come in uno specchio, quella felicità ti torna indietro di riflesso, ma più grande, più intensa, più profonda. E si è felici quando si ama, si comprendono le ragioni di qualcun altro, quando si impara a tollerare e si agisce coscientemente. Oggi, purtroppo, sembra che molti hanno dimenticato i valori che dovrebbero invece aiutare a vivere. Si agisce spinti dai bisogni materiali. Chissà come si può invertire questa rotta, sarebbe così bello. Gli Illuministi hanno fatto del diritto degli uomini a essere felici uno dei punti chiave del loro movimento. E le loro idee sono servite per Rivoluzioni incredibili, come quella americana e quella francese. Perché non ne siamo più capaci?

La felicità, poi, è anche un qualcosa che è dobbiamo essere capaci di cogliere nel presente, e insieme nel passato e nel futuro: è un concetto che si scopre e riscopre col tempo e che non si limita semplicemente al sorriso o al buon umore, dato che secondo me, anche le esperienze negative fanno parte in qualche modo di questo concetto di felicità: pur essendo cose tristi sul momento, col passare del tempo si trasformeranno in eventi da ricordare e da raccontare. E da cui imparare. E migliorare. E crescere.

Ma la cosa importante è saper godere della felicità ogni giorno, riconoscerla in mezzo alle mille cose delle nostre giornate, perché c’è il rischio che qualcuno la scambi per la mitica pentola d’oro degli gnomi alla fine dell’ arcobaleno: ci sono persone che passano la vita a cercare di trovarla per poi accorgersi, ormai troppo tardi, che la vita è passata.

Arianna Gasbarro, classe IIC

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La geografia è ovunque

Un pomeriggio, uno dei lunghi pomeriggi delle giornate di quarantena, abbiamo deciso che la geografia sarebbe stato il nostro antidoto alla noia e alla tristezza.
Ci siamo divertiti a diventare esploratori in casa nostra, non potendo uscire, e abbiamo viaggiato stando fermi, spulciando con più attenzione i posti della quotidianità e scoprendo che la geografia è ovunque. Come? Semplice, abbiamo lavorato con la fantasia, soprattutto, mescolata però a qualcosa di molto reale.
E quindi abbiamo messo il naso nelle nostre dispense, per scoprire la provenienza degli alimenti che ogni giorno mettiamo sulle nostre tavole, o quella dei vestiti nei nostri armadi. Ma ancora, abbiamo viaggiato attraverso gli oggetti, che magari sono ricordi di viaggi o vacanze, oppure mappato i movimenti del nostro gatto dentro casa.

Dunque, ci siamo divertiti e insieme abbiamo capito che la geografia è la base della nostra realtà e che è fatta di spazi piccolissimi eppure sconfinati, e che si può essere buoni esploratori anche stando in casa, se sappiamo affinare la nostra capacità di osservazione.

Qui di seguito, alcuni dei nostri lavori.

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Diari dalla Quarantena

Caro diario,

Oggi ti scrivo dal silenzio della mia camera, un silenzio ancora più inquietante perché è lo stesso che risuona anche nelle strade del mio paesello, dove ora a farmi compagnia ci sono solo il chicchirichì stridente del gallo e il mio cane che abbaia annoiato quanto me. Cosa sta succedendo? Questa è la domanda che mi faccio più di frequente durante le giornate che trascorrono lente e sempre uguali ormai. Non si va a scuola, non si esce con gli amici, non si va più tutti assieme al supermercato, come facevo di solito con la mia famiglia; i miei genitori non stanno andando più al lavoro, non si va dalla nonna, non si prende la bici e i pochi che vanno in giro usano mascherine. Cosa sta succedendo? Tutto o quasi si è fermato, abbiamo dovuto cambiare, anzi stravolgere le nostre abitudini ed uniformarci a comportamenti che non ci appartengono. Un nemico invisibile quanto forte ci sta attaccando. Questo nemico ha un nome, che sembra quello di un essere alieno venuto direttamente da Marte, lo chiamano Covid 19.

E, se è vero che i genitori sono in grado di riconoscere le paure dei figli, anche noi figli sappiamo leggere negli occhi dei nostri genitori. Mamma e papà continuano a rassicurare me e mia sorella dicendo che bisogna avere pazienza e che tutto andrà bene ma, caro diario, leggo nei loro occhi molta preoccupazione. All’inizio mi sembrava tutto così distante; ora, invece tutto è troppo vicino. Le mie emozioni sono un misto tra paura, noia, preoccupazione, ansia e la domanda principale è: quando tornerà la normalità dei giorni passati? A volte poi mi ritrovo a pensare che forse tutto questo lo abbiamo generato noi. L’umanità con la sua sete insaziabile di potere, di progresso, ha creato questo mostro, forse è un messaggio che la terra ci sta mandando; questo pianeta che abbiamo sfruttato senza pensare alle conseguenze forse ci sta parlando! Da questo “brutto” periodo di quarantena però voglio cogliere anche qualche aspetto positivo….finalmente abbiamo più tempo per parlare tra di noi in famiglia, abbiamo quel tempo che, nella frenesia della quotidianità “normale”, quella prima del virus, insomma, non riuscivamo a trovare: abbiamo tempo per una partita a carte tutti assieme attorno al tavolo della sala, per rispolverare quei vecchi giochi di società che da anni erano chiusi in soffitta, abbiamo tempo per sfogliare gli album delle foto e commentarli. Insomma, abbiamo tempo per riscoprire le cose semplici, ma che trasmettono il calore della famiglia.    

Però la verità è che vorrei solo addormentarmi ed aprire gli occhi domani mattina, sentendo la voce di mamma che mi urla che devo fare in fretta, altrimenti perderò il pullman, uscire di casa con il mio zaino in spalla per entrare nella mia classe e rivedere i miei compagni e i miei professori. Vorrei tanto tornare a quella normalità che mi manca molto! Davvero moltissimo. Spero che tutto questo finisca presto e che possa tramutarsi solo in un brutto ricordo da poter raccontare magari, un giorno, ai miei figli o ai miei nipoti, proprio come il mio bisnonno ha fatto con me con i suoi ricordi di guerra.

Buonanotte, caro diario,

Jacopo

Articolo di Di Franco Jacopo, classe 3A

                                                                                          

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“È tempo di”, parte II: spunti di riflessione

Che strana cosa il tempo, a volte sembra scorrere lento, altre vola via in un lampo. Quand’è che per te il tempo vola? Ti sei mai chiesto perché? Parlane.

Per me il tempo passa velocemente quando faccio le cose che mi piacciono, infatti quando vado con papà e Rex all’orto e gioco con lui, o mi godo la bellezza della natura, o vado un po’ in bici o aiuto il mio papà arriva subito il momento di tornare a casa. Invece, ora che siamo costretti a rimanere a casa, il tempo sembra non passare mai. Le giornate sembrano non finire ed ogni giorno sembra uguale al giorno precedente. Quello che ci aiuta un po’ sono le videolezioni che stiamo facendo con i professori e le consegne dei compiti. A scuola, tutto era diverso e molto più bello, potevamo guardare negli occhi i prof, capire meglio le cose e divertirci di più, ma almeno comunque li possiamo vedere. È tutto un po’ strano: è strano non poter stare con i miei amici e chiacchierare con loro, anche di cose stupide e sciocche ma che ora sembrano così importanti; è strano non poter vedere i miei nonni; è strano non avere la “scusa” di andare a fare la spesa con la mia mamma. È strano e anche un po’ triste. Anche il tempo fuori sembra essersi fermato: sembra il periodo natalizio; mi affaccio e c’è la neve sulle montagne e fuori piove tanto, è scuro, ma è primavera! Il tempo forse passa più lentamente ora perché abbiamo corse affannate da fare: il tempo scorre velocemente proprio perché tra gli impegni vari si ha meno tempo per pensare. Ma non va bene evitare di pensare. Forse è questo il segreto: imparare a pensare. Pensiamoci, pensateci.

Mirko Colangelo, IIC

  • Quando penso al tempo mi vengono in mente queste espressioni: oggi, domani, ieri, l’anno scorso, l’anno prossimo, presto o tardi. Da qui capisco che il tempo è legato al passato, al presente e al futuro. Ma il tempo è soprattutto presente, è il momento attuale, è adesso. E mi piace che sia così, perché almeno posso in qualche modo agire su di esso, visto che tanto non lo posso fermare. Quello che so per certo, infatti, è che il tempo non si ferma, nessuno può bloccarlo. Se rifletto, però, io ci credo davvero che può essere un po’ controllato! Oggi, infatti, la tecnologia ha permesso ad ognuno di noi di risparmiarne un po’. Mia mamma, per esempio, lavora da casa senza andare in ufficio: non “spreca” più quei minuti che servono per arrivare sul posto di lavoro. Questo dimostra che un semplice collegamento tra computer le ha fatto guadagnare due ore da poter trascorrere a chiacchierare con me. Questo mi piace, mi fa pensare al tempo libero che è quello che mi attrae di più. Lo ritengo il più importante e forse il più utile perché ci permette di scoprire i nostri veri interessi. E capisco anche perché il tempo a volte scorre veramente lento e altre vola. Non passa mai quando mi annoio oppure quando sono triste o agitato o in attesa di una buona notizia. Nei momenti in cui sono felice, in cui sono preso da qualcosa d’interessante, invece, passa velocissimo. Eppure le ore hanno sempre gli stessi minuti, i minuti hanno sempre gli stessi secondi! Questa cosa mi ha sempre incuriosito e non ho mai trovato delle risposte. Ho 12 anni, forse le troverò più avanti. Forse non passa mai nei momenti in cui vivo quello che non voglio. A scuola, per esempio, le ore di alcune materie volano, altre meno, perché alcune le preferisco. In questo momento il mio tempo è stato fermato da un virus assassino che mi sta costringendo a restare chiuso in casa. Devo imparare ad apprezzare anche questo tempo, a controllarlo un po’ di più, come dicevo prima, provando a fare cose nuove, così da trasformare un tempo “fermo” in un tempo che crea e che regala. Perché il tempo non si può sprecare.

Nicolas Cordisco, IIC

Se aprissimo una qualsiasi enciclopedia e cercassimo la parola “tempo”, troveremo una delle solite e banali definizioni: “concetto di grandezza fondamentale che viene utilizzato per stabilire l’ordine di una serie di eventi”. Questo è ciò che direbbe un qualsiasi scienziato, ma in realtà stiamo parlando di qualcosa che è molto di più di una semplice nozione scientifica. Grande sfida è capire ciò che noi usiamo definire con il termine “tempo”. Per la nostra realtà nulla è più misterioso e sfuggente: il tempo ci appare come la forza più grande dell’universo, che ci accompagna dalla culla alla tomba. Sant’ Agostino nelle sue confessioni diceva: “se nessuno me lo chiede, so cos’è il tempo, ma se mi si chiede di spiegarlo non so cosa dire”. Il tempo si muove in una sola direzione e questa è una delle poche risposte che noi uomini siamo riusciti ad ottenere in questo campo. A volte il tempo scorre molto velocemente, proprio quando ne vorremmo di più; altre volte sembra che non passi mai, quando invece vorremmo che scorra velocemente. Ogni secondo è prezioso e dobbiamo imparare ad utilizzarlo al meglio per evitare di sprecare attimi irrecuperabili della nostra vita.

Arianna Gasbarro, II C

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È tempo (di quarantena)

Che strana cosa il tempo, a volte sembra scorrere lento, altre vola via in un lampo. Quand’è che per te il tempo vola? Ti sei mai chiesto perché? Parlane.

Il tempo è un flusso continuo di secondi, minuti e ore, esso non si può fermare. Il mio parere è che il tempo non c’è solo sul nostro pianeta, ma anche nello spazio e in altri universi cosmici. Noi nasciamo e moriamo in un tempo determinato ma il tempo forse non finisce mai. È un flusso, una fonte di infinito perfetto ed è così unico che, se lo osservi dal punto fisico è sempre uguale, ma dal punto di vista dei sentimenti è ben diverso.

Provo a spiegarmi meglio. Il tempo scorre lentamente quando nella mente ci si annoia o si ha paura: analizzando sono tutte esperienze negative. Il tempo passa in fretta, invece, quando non ci pensi, esempio: se stai ascoltando qualcuno che racconta una cosa interessante o se stai giocando con un amico e subito diventano le otto e te ne devi andare, come mai? Il tempo ti fa scherzi o sei tu che non dai attenzione ad esso?

Al giorno d’oggi, con la quarantena che questo assurdo virus ci impone, stiamo ripensando il tempo, stiamo riscoprendo il tempo lento, che non è sempre male: forse prima andavamo troppo di corsa? Dovremmo riflettere, io ancora non lo so. Mi viene in mente che ci sono state persone nella storia che hanno saputo sfruttare il tempo creando, scrivendo, suonando, progettando nuove architetture o nuove invenzioni, come Newton che, durante la sua quarantena volontaria nella Londa del ‘600, elaborò la teoria della relatività , come abbiamo letto a scuola.

Sarebbe bello se anche noi riuscissimo a sfruttare al meglio questo periodo difficile, riscoprendo non solo il dono di ogni giorno che ci è concesso, ma anche la bellezza di sentirsi vicini anche stando lontani.

Federico Curti, IIC