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La corrida tra tradizione e modernità

L’usanza di lottare coi tori, conosciuta in Spagna come “corrida de toros” che significa “corsa dei tori”, risale al tempo degli antichi giochi greci, etruschi e romani. In genere in ogni corrida si alternano 3 toreri e 6 tori per circa 2 ore.

In cosa consiste la corrida?
Lo “scontro”  inizia con il “matador” (torero) che spinge il toro verso il “picador” (torero a cavallo). Quest’ultimo, colpisce ripetutamente con un’asta – la “pica” – dietro il collo dell’animale per impedirgli di muovere la testa. Dopo giunge il turno dei “banderilleros“, che conficcano nel corpo dell’animale già stremato e sanguinante una serie di banderillas, dei piccoli arpioni di legno coperti di carta colorata dotati di un rampone per attaccarsi al dorso del toro.
Infine arriva il momento dello show del matador, che istiga il toro con la famosa muleta (il telo rosso). Il gioco continua finché il toro non si inginocchia a terra, sfinito e in preda ad un’atroce sofferenza. Per finire il matador conficca l’estoque (spada) tra le scapole dell’animale, uccidendolo tra gli applausi concitati della folla.

Una tradizione antica ma davvero tanto, troppo crudele.  Le corride in Spagna sono circa 2000 all’anno, la maggior parte si svolge nelle regioni di Castilla-La Mancha (380 all’anno), Andalucia (360 all’anno) e Castilla y Leòn (330 all’anno), e 280 nella sola Madrid. Sono una grande attrazione per i turisti.

In Spagna esistono anche altre feste e tradizioni che vedono i toti come protagonisti. La più famosa di tutte è la corsa dei tori a Pamplona, a luglio di ogni anno, per la festa di San Fermín. Durante la corsa Pamplona è piena di squadre di emergenza medica in allerta 24 ore su 24 perché è una manifestazione troppo pericolosa, in cui almeno ferirsi non solo è facilissimo, è proprio una certezza. Uomini e tori corrono insieme per le strade della città, ne parlò anche Ernest Hemingway nel romanzo Fiesta.

Ma queste tradizioni pericolose vanno lasciate sopravvivere o così o andrebbero modificate coi tempi che cambiano?

Vietare la corrida?

La corrida (alla fine della quale il toro muore necessariamente – e a volte anche il torero-) ora divide gli spagnoli: il mondo è cambiato, gli animali godono di una considerazione diversa e di rispetto. Il governo regionale della Catalogna, già sei anni fa, aveva contribuito ad una legge, da applicare su tutto il suo territorio, che prevede il divieto della corrida. Ma adesso la Corte Costituzionale, ha annullato questo divieto: la Catalogna può mantenere la tradizione della corrida che viene definita Patrimonio Culturale Immateriale di tutta la Spagna.  La situazione è complicata, perché è bello tenere vive le tradizioni, ma quando il prezzo è la vita di un essere vivente, che sia umano o animale, forse è un prezzo troppo alto. Il dilemma è: il sacrificio della vita di un animale vale il biglietto di uno spettacolo?

Articolo di Ludovica Mione, classe 2A

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Mescolanza e contaminazioni in Andalusia: il Flamenco

Il Flamenco è una forma di musica e di danza di origine andalusa, che non nasce come vera a propria forma di spettacolo , ma come un modo personale e soggettivo di sfogare i dolori in modo intimo. Si tratta di un ballo inventato dai gitani, che veniva usato come sfogo per chi li perseguitava e nel 2010 è stato dichiarato Patrimonio Immateriale dell’Umanità dall’Unesco. 

I patrimoni immateriali sono importantissimi perché tramandano cultura e tradizioni, le consacrano, in un certo senso, le tutelano.

L’Andalusia è una terra bellissima che si situa nel Sud della Spagna, che da sempre è fulcro di importati flussi migratori e il Flamenco nasce dalla mescolanza di balli e musiche sia tradizionali che nomadi, una contaminazione bellissima che gitani, mori ed ebrei portarono con sé dalle lontane regioni d’Oriente e d’Occidente e le fusero con le tradizioni europee e spagnole.

Il Flamenco si cantava, inizialmente, senza l’accompagnamento della chitarra, avvalendosi soltanto di supporti ritmici corporali, come il battito dei piedi sul terreno, delle mani oppure delle nocche sul tavolo. Negli ultimi decenni si sono cominciati ad usare nel flamenco anche altri strumenti, come per esempio la chitarra, il sassofono, il flauto, il violino e altri tipi di strumenti a percussione e oggi quindi il Flamenco è una forma di spettacolo a tutti gli effetti e i turisti che vanno in Spagna spesso vogliono assistere a questi spettacoli, bellissimi e coinvolgenti.

Ogni anno, durante il periodo di Pasqua, in tutte le città principali dell’Andalusia, si festeggia la “Feria de Abril” e tra tutte la più famosa è quella di Siviglia. Le ragazze indossano il tipico vestito tradizionale, con un ventaglio e un fiore rosso fra i capelli e gli uomini si vestono da cavalieri gitani. Le strade sono piene di carrozze decorate e risuona la melodia della chitarra spagnola.

Il modello più comune è un vestito fino alla caviglia; a volte anche fatto di due pezzi: gonna e camicia. La gonna è spesso a balze (faralaes) che possono essere posizionati sia sulla gonna che sulle maniche. Di solito è ampia e lunga, perché si deve muovere e deve girare al vento o mentre si balla. La camicia di solito è bianca, rossa o nera, questi sono i principali colori del Flamenco. Il vestito, con disegni sia semplici che a motivi geometrici, o anche a tinta unita a volta, si completa con un tipo di scialle tipico chiamato Mantón de Manila. Immancabili il ventaglio, le nacchere e il fiore nei capelli, in ordine e raccolti. Non vedo l’ora di poter viaggiare dopo il Covid e assistere a uno di questi spettacoli.

Articolo di Lorenzo Verlingieri, classe 2A